Il tabù Jp Morgan per Mps. A Siena c’è paura a parlare degli americani. E la consigliera Kostoris evoca strane manine dietro l’attacco di de Bortoli

A Siena c'è imbarazzo anche solo a toccare l'argomento Jp Morgan. Gli americani hanno un ruolo ormai decisivo nel Monte dei Paschi.

Ma che dicono dalle parti del consiglio di amministrazione di Mps? A quanto pare le polemiche sul piano di rilancio della banca senese, con lo strapotere di Jp Morgan, stanno creando una fibrillazione crescente. Sul famoso progetto approvato dal Cda lo scorso 29 luglio, che prevede il deconsolidamento di 27 miliardi di sofferenze lorde e la ricapitalizzazione della banca per 5 miliardi di euro, stanno piovendo fiumi di critiche. E stanno affiorando retroscena imbarazzanti. Come quelli delineati ieri sul Corriere da Ferruccio de Bertoli, il quale di fatto descrive un’operazione a tutto vantaggio di Jp Morgan, praticamente pronta a fare un solo boccone del Monte dei Paschi di Siena.

SOSPETTILa Notizia, ieri, ha avuto un assaggio della tensione provando a conversare con Fiorella Kostoris, economista che siede come indipendente nel Cda della disastrata banca senese. Per carità, il terreno è sensibile ed estremamente sdrucciolevole. Sarà per questo che la Kostoris, a esplicita richiesta, ha detto che “l’argomento Jp Morgan adesso è un tabù”. E perché sarebbe tabù? “Soprattutto dopo l’uscita dell’articolo di de Bortoli”, ha brevemente aggiunto l’economista. La quale, alla conseguente domanda de La Notizia, ha chiuso la conversazione con una controdomanda: “Perché non chiama de Bortoli per sapere cosa c’è dietro?”. Insomma, da queste poche battute si capisce meglio che aria tiri a Siena e all’interno dell’organo amministrativo. E quale interpretazione venga data al durissimo commento dell’ex direttore del Corriere. Fatto sta che giorno dopo giorno stanno montando i sospetti sul ruolo a dir poco pervasivo di Jp Morgan all’interno del piano di rilancio di Rocca Salimbeni. Il discorso si sta concentrando grosso modo sulle laute commissioni e sui grandi vantaggi che l’operazione potrebbe fruttare alla banca americana. Gli stessi dubbi che, a quanto pare, hanno portato alla brusca uscita dalla banca dell’ex Ad Fabrizio Viola. Del resto la rete di Jp Morgan sembra avviluppare il Monte dei Paschi in ogni sua parte. C’è l’ex ministro dell’economia, Vittorio Grilli, che in qualità di presidente corporate investment banking della banca Usa per l’Europa, l’Africa e il Medio Oriente ha seguito tutti i dettagli dell’operazione sponsorizzandola al premier Matteo Renzi e al ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan.

LA FILA – C’è il nuovo amministratore delegato, Marco Morelli, che prima di riapprodare a Siena, dove aveva lavorato anche nei momenti più difficili del biennio 2006-2008, era transitato proprio per Jp Morgan. Ancora, c’è Claudio Costamagna, presidente della Cassa Depositi e Prestiti che ha partecipato agli incontri col Governo e i massimi rappresentanti della banca a stelle e strisce. Lo stesso Costamagna che è sposato con Alberica Brivio Sforza, da qualche mese assunta dall’onnipresente Jp Morgan, settore private banking. Senza contare che, come più volte ricordato su questo giornale, Jp Morgan fa parte di quel gruppo di 18 banche (di cui 15 estere) “specialiste” in titoli di Stato, in pratica i gestori incontrastati del nostro debito pubblico.

Tw: @SSansonetti