La Corte fa i conti senza l’oste: critica la flat tax ma tace sulla pressione fiscale. E intanto proprio oggi l’Istat riconosce che il peso delle tasse ha raggiunto livelli record

Venirne a capo diventa un’impresa. Da una parte c’è il procuratore generale della Corte dei conti, Alberto Avoli, che critica la flat tax perché “il debito italiano ha probabilmente raggiunto i limiti massimi di sostenibilità” e “ha un costo finanziario gigantesco”; dall’altra però sempre ieri l’Istat del professor Giancarlo Blangiardo ha sottolineato come la pressione fiscale ha raggiunto livelli altissimi, segno dell’esigenza che l’Italia ha di abbassare le tasse. Esattamente quello che si vuole fare con la Flat tax. In un certo senso, dunque, l’Istat sbugiarda la tesi della Corte dei conti.

CHE CHOC. L’occasione per i magistrati contabili di illustrare le loro riserve sulla riforma cui sta pensando il Governo gialloverde, è stata la cerimonia di parificazione del Rendiconto generale dello Stato 2018. Il procuratore ha spiegato proprio in questa circostanza quali sono i rischi per il futuro, a partire, tra le altre cose, da due temi cari alla maggioranza: Flat tax e Autonomie. Pur sottolineando che un riordino delle deduzioni fiscali e un riassetto delle tasse sia una priorità, secondo Avoli lo “choc fiscale” evocato dalla Lega, senza coperture nel breve termine, “potrebbe avere ripercussioni gravi, tali da annullare o ridurre molto i benefici della rimodulazione delle aliquote“. Così come “assai deleteri sarebbero gli effetti delle autonomie trainanti, se essi finissero per far crescere solo alcune Regioni, chiuse in una visione territoriale puramente localistica, fra l’altro a lungo andare perdente in un contesto europeo e mondiale sempre più incentrato su aggregazioni trasversali, economiche, finanziarie ed anche sociali e culturali”, afferma Avoli. “L’autonomia trainante può avere un senso istituzionale – aggiunge il procuratore generale – proprio se ed in quanto si erge come locomotiva per tutte 4 le autonomie ordinarie, ponendosi come volano di crescita e di sviluppo”. C’è anche da dire, tuttavia, che, come riconosciuto dal presidente della Corte, Ermanno Granelli, nella sua relazione, le difficoltà dell’Italia derivano dalla stagnazione della crescita nel 2018 che ha determinato un effetto di trascinamento sugli anni a venire, una “eredità negativa” che “non è agevole rimontare” e “anche un tasso medio annuo di crescita del Pil molto modesto, come quello ora stimato a livello ufficiale (0,2%), presupporrà una ripresa delle attività economiche non priva di incertezze“. Una soluzione, secondo Avoli, potrebbe arrivare dalla lotta all’evasione fiscale: “Malgrado l’impegno meritorio dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza – ha detto il procuratore – il traguardo è ancora molto lontano. Del resto, se rottamazioni e condoni hanno portato utilità finanziarie sul breve termine, non vi è dubbio che sul lungo termine non contribuiscono a dare spessore alla cultura dell’onestà fiscale”.

BOTTA E RISPOSTA. Una visione che, sebbene abbia ovviamente le sua basi, cozza clamorosamente con quanto evidenziato proprio ieri dall’Istat. Secondo l’Istituto di Statistica, nei primi tre mesi del 2019 la pressione fiscale è risultata del 38,0%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per trovare un dato superiore a quello del primo trimestre del 2019 si deve torna quindi a inizio 2015, quando era stato toccato un valore pari al 38,9%. Un dato oggettivo e inquietante per certi aspetti, che deve essere necessariamente frenato. E una delle ipotesi sul tavolo è proprio quella della tanto vituperata Flat tax.