La Procura di Milano indaga sui rider. Per gli inquirenti è caporalato telematico. Sotto la lente anche il rispetto delle norme di sicurezza. Molti sono immigrati clandestini

La Procura di Milano ha avviato un’inchiesta su presunte violazioni in materia di sicurezza del lavoro che potrebbero essere state commesse dalle società di food delivery che impiegano i rider per la consegna di cibo a domicilio. Il fascicolo, assegnato al procuratore aggiunto Tiziana Siciliana e al pm Maura Ripamonti, è al momento a carico di ignoti. Gli inquirenti, secondo quanto è trapela da palazzo di giustizia, hanno già sentito una trentina di rider, in gran parte stranieri e almeno del controllo tre di questi sono risultati clandestini. “Le norme sulla sicurezza del lavoro – spiegano dalla Procura del capoluogo lombardo – devono essere rispettate anche nei confronti di lavoratori che non sono subordinati”. Al vaglio dei pm milanesi c’è, in particolare, l’ipotesi del cosiddetto caporalato telematico, cioè la cessione degli strumenti di lavoro (smartphone e app per le consegne) a immigrati clandestini. Per quanto riguarda il rispetto delle norme di sicurezza, gli accertamenti riguardano l’utilizzo di luci, scarpe e freni adeguati e la valutazione dell’idoneità fisica. L’indagine riguarda anche alcuni incidenti stradali che hanno coinvolto i rider.