La Rai manda in onda le consulenze. Nel 2018 sborsati 4,4 milioni. Marea di incarichi ad avvocati, ingegneri e architetti. Nel giro di 2 anni la spesa è cresciuta di 780mila euro

Il nuovo corso Rai deve ancora cominciare. Le novità aziendali ed editoriali ancora devono diventare strutturali e, probabilmente, ci vorranno mesi prima di poter giudicare il piano di razionalizzazione messo a punto da Fabrizio Salini (che prevede risparmi nei prossimi anni per 40 milioni di euro). Quel che è certo è che i lasciti di chi ha amministrato la Rai fino ad oggi vengono fuori pian piano. E forse non è un caso che lo stesso Salini solo pochi giorni fa abbia insistito sulla necessità di tagliare le consulenze esterne, anche in ambito non editoriale. Già perché, al di là dei ricchi stipendi di cui godono tanti artisti e protagonisti della rete pubblici, non se la passano male neanche coloro che godono di consulenze e collaborazioni “non riconducibile all’ambito artistico-editoriale”.

Parliamo, cioè, di ingegneri, architetti, professionisti assoldati da mamma Rai. Pochi giorni fa sono stati pubblicati i dati riferiti all’anno 2018: i collaboratori sono stati 215 per 380 contratti complessivi. In totale questa mole di consulenti ha portato a casa al netto circa 4,4 milioni di euro a cui, ovviamente, vanno aggiunti gli “oneri contributivi”. Ed ecco allora che la spesa per la Rai sale intorno ai 5 milioni di euro. Curioso che risulta impossibile conoscere i nomi dei vari e tanti collaboratori. Gli unici cv consultabili, infatti, sono di coloro che nel corso dell’anno in questione hanno racimolato da Viale Mazzini compensi superiori agli 80mila euro. Il primus inter pares è lo Studio legale Pessi e Associati che ha ottenuto 241mila euro.

Quale sia stato il compito svolto in Rai diventa difficile capirlo dato che nelle tabelle pubblicate si parla genericamente di “consulenza legale”.Ma non è l’unico studio di avvocati ad aver siglato un contratto con la Rai. Non è un caso che i Cinque stelle in Vigilanza abbiano già da tempo acceso un faro proprio sulle eccessive consulenze legali affidate da Viale Mazzini. Ma andiamo oltre. Tra le consulenze più corpose spicca quella per il dottor Alfonso D’Alfonso: l’ex dirigente della Polizia di Stato e capo della Direzione investigativa Antimafia negli anni scorsi, oggi sovrintende l’attività dell’ufficio protezione e sicurezza degli impianti per un incasso nel 2018 di 137mila euro.

Via via tutti gli altri. E c’è anche chi ha accumulato in un solo anno più contratti. Per dire: l’ingegnere Paolo Maria Zanetti ha ottenuto tre consulenze per “attività di progettazione” sulle strutture di Saxa Rubra e Via Teulada a Roma, per un incasso totale di 115mila euro. E anche qui non parliamo dell’ultimo arrivato: negli ultimi anni Zanetti ha lavorato per Rfi, Italferr, Anas, il ministero dei Trasporti, solo per citare alcuni dei clienti. Ma è proprio sulla progettazione che, a quanto pare, Viale Mazzini non è disposta a tirare la cinghia. Accanto ai contratti di Zanetti, ne spuntano altri 8 all’ingegnere Alessia Fattori (per un totale di 88mila euro) e ben 11 a Vincenzo Sorrentino (84mila euro).

PAGA PANTALONE. Sicuramente i contratti stipulati avranno avuto tutti motivazioni fondamentali. Quel che emerge, però, è che nel corso degli anni la passata gestione invece che tagliare ha aumentato consulenze e spese. Basta fare un confronto con gli anni precedenti: se nel 2016 Viale Mazzini ha imbarcato 159 collaboratori firmando un totale di 357 contratti, per una spesa globale di 3 milioni e 648mila euro, nel giro di due anni i collaboratori, come detto, sono diventati 215, i contratti 380 e la spesa globale di 4 milioni e 428mila euro. Un surplus, non banale, di 780mila euro.