L’Authority energia va nel pallone. E la maxicessione a Terna della rete elettrica delle Ferrovie precipita nel caos

di Stefano Sansonetti

La partita si va facendo sempre più complicata. E l’arbitro, per certi aspetti, sembra essere andato un po’ nel pallone. Del resto parliamo di una delle più importanti operazioni economiche messe in cantiere dal governo. In ballo ci sono 9.300 chilometri di rete elettrica ad alta tensione oggi in pancia alle Ferrovie dello Stato guidate dall’Ad Michele Mario Elia. L’esecutivo vuole che questa rete sia comprata da Terna, il gestore di tutta la rete di trasmissione nazionale. Ma sulla definizione del prezzo di cessione il nodo è a dir poco aggrovigliato. L’ultima novità in ordine di tempo è che l’arbitro, ovvero l’Authority per l’energia presieduta da Guido Bortoni, non è riuscito a rispettare i tempi della procedura di valutazione della rete. La stessa Autorità, di fatto deputata a stabilire un prezzo, con una delibera del 22 gennaio scorso aveva fissato al 31 marzo 2015 la conclusione del procedimento.

I DETTAGLI
Al momento, però, non c’è ancora nessun responso. Ma soprattutto non c’è nemmeno la fissazione di una nuova scadenza, né alcuna nuova deliberazione in materia. Che sta succedendo? Quello del 31 marzo 2015, hanno fatto sapere ieri a La Notizia dall’Autorità per l’energia, “non era un termine perentorio, ma soltanto ordinatorio”. La realtà è che “i lavori di valutazione dei 9.300 chilometri di rete elettrica vanno ancora avanti”. E allo stato attuale dei fatti si conta di chiudere “entro la fine di aprile”. Del resto nessuno si nasconde che la posta in gioco sia altissima. Le Ferrovie, in questo ben supportate dal governo, si aspettano di incassare dalla cessione circa un miliardo di euro, indispensabile a rafforzare il bilancio in vista della quotazione. Ma la cifra è ritenuta eccessiva da Terna, soprattutto in riferimento al cattivo stato di conservazione dell’infrastruttura. Come riferito da La Notizia, una stima preliminare effettuata dalla società guidata da Matteo Del Fante avrebbe valutato la rete di Fs non più di 500 milioni di euro. Interpellata sul punto, Terna aveva giudicato priva di fondamento tale stima, ma non c’è nessuno all’interno della società che giudichi appropriata la richiesta di un miliardo informalmente avanzata dalle Fs. Anche perché Terna è quotata in borsa e deve giustificare nel dettaglio ai suoi investitori il valore economico dell’operazione. D’altro canto il governo vuole quotare le stesse Ferrovie e rafforzarne il bilancio. Così nell’ultima legge di Stabilità ha pensato che risorse fresche potessero arrivare da Terna, individuata come acquirente della rete dei Fs. Con il rischio concreto, sottolineato da alcuni osservatori, che alla fine a pagare l’accordo siano pure i cittadini con un incremento della bolletta.

LE MOSSE
Ma perché l’Autorità non è riuscita a produrre un “verdetto” entro il 31 marzo scorso? La realtà, fanno ancora sapere dalla struttura di Bortoni, è che “le parti devono ancora far pervenire una parte della documentazione utile alla conclusione del procedimento”. Più di questo l’Autorità non riesce a dire. Ennesima prova, se per caso ce ne fosse ancora bisogno, di quanto sia delicata la partita. La stessa Authority, finora, ha messo il procedimento in mano a una commissione tecnica di quattro esperti, due provenienti dal Dipartimento management dell’Università Ca’ Foscari e due dalla Rse spa, società di ricerche del gruppo pubblico Gse (Gestore servizi energetici). Il tutto sotto il coordinamento del capo della direzione infrastrutture della stessa Autorità. Ma la tentazione di credere che si tratti di una foglia di fico è forte. Di sicuro Bortoni ha in mano una patata bollente. Nella delibera del 22 gennaio, lo stesso presidente chiariva che il procedimento serve alla “definizione della remunerazione degli asset” di proprietà di Fs, “al fine di determinarne il capitale netto investito, gli ammortamenti e i costi operativi attuali e sorgenti”, “ivi compresi i benefici potenziali per il sistema elettrico”. Tutte attività che servono a fare capire quanto valgono questi 9.300 chilometri di rete. Di sicuro per Bortoni è un momento poco sereno, reso ancor più complicato dalle voci di una possibile razionalizzazione delle Autorità indipendenti che starebbe portando l’attuale presidente a valutare altre sistemazioni, magari in ambito Ue al fine di evitare rischi di incompatibilità in Italia.

@SSansonetti