Mezzaroma offre aiuto per lo Stadio giallorosso. Sale l’appetito per l’opera affidata a Parnasi

di Sergio Patti

Il cuore nel pallone. E un po’ anche nel portafoglio. Con possibile battaglia in vista su una delle opere più importanti in vista nella Capitale: il nuovo stadio della Roma, finito nell’orbita del gruppo Parsitalia, che fa capo al costruttore Luca Parnasi.
A sparare il colpo è un altro big del mattone romano, Massimo Mezzaroma. “Se mi proponessero una partecipazione all’interno della As Roma sarai in difficoltà due volte. Primo – ha detto – perchè per regolamento non è possibile essere soci di due società professionistiche. Secondo, perchè sarebbe stimolante, sarebbe una sfida riuscire a mettere una firma su un pezzo di storia della Roma come quella che porterà ad avere lo stadio nuovo e a prendere la squadra in un momento in cui il campionato non riserva grosse soddisfazioni. E a me le sfide piacciono”.

Calcio e cemento
In vista della gara di domani tra Roma e Siena, Mezzaroma, che è presidente dei toscani, non nasconde il suo “amore” per i colori giallorossi. “Sono nato a Roma – ha ricordato il numero uno bianconero a Radio Manà Manà Sport -. Mio padre è legato a questa società così come il nome della nostra famiglia è legato alla As Roma e questo legame è avvenuto in un momento in cui ci voleva cuore per avvicinarsi al club giallorosso. Ricordi che risalgono, per fortuna, a tanti e tanti anni, poi la Roma è stata lasciata da noi in mani ottime che hanno portato tante soddisfazioni”.

L’avviso
“Ritengo che aver scelto il Gruppo Parnasi per lo sviluppo – ha poi aggiunto Mezzaroma – sia stato azzeccatissimo perchè è un’altra famiglia di imprenditori seria e capace che sicuramente può dare il proprio contributo. Detto questo, se servisse un altro pezzettino di contributo… anche gratis. Se si riuscirà a risolvere il problema dello stadio saremo sempre a disposizione”.
Mezzaroma è sceso quindi sulle vicende sportive ed economiche della società, in mano a una cordata americana secondo molti fortemente “telecomandata” da Unicredit, la banca che si è trovata in pancia la squadra di Totti & compagni dopo la fusione con Capitalia, grande creditrice del gruppo Italpetroli di Franco Sensi. All’epoca della cessione, la vicenda fu molto travagliata. A farsi avanti seriaemte fu solo il gruppo Angelucci, al quale però la banca in quegli anni guidata ada Alessandro Profumo preferì dire di no anche per non lasciare la società tanto amata nella Capitale a un gruppo con carenza di liquidità, potenzialmente capace di utilizzare la rabbia dei tifosi per “ammorbidire” l’istituto nel concedere linee di credito fresche (un po’ quello che fece anche Sensi).

Unicredit in panchina
Un rischio troppo alto per una banca in quella fase con gravi problemi di reputation, soprattutto in un’area in cui Unicredit è leader per il gran numero di sportelli ereditati dalla fusione con l’ex istituto di Cesare Geronzi.
Così ieri Mezzaroma ha detto di non sapere di preciso cosa non sia andato nella stagione in corso dei giallorossi. “Bisognerebbe starci. Dal punto di vista della scelta dei giocatori – ha precisato – la Roma ha intrapreso la strada giusta. Sta pagando gli investimenti e gli investimenti non si vedono nell’immediatezza. E’ difficile mescolare età diverse, stimoli diversi, culture diverse. Credo sarebbe stato complicato per qualsiasi allenatore. Il problema è che i giallorossi venivano già da una stagione negativa e la piazza di Roma chiedeva qualcosa di piu’. Vincere la Coppa Italia – conclude Mezzaroma – sarebbe un grosso risultato”.
Dall’amore disinteressato per i colori della città agli affari, la strada potrebbe essere meno lunga di quanto non appare. Anche perché la via per la costruzione del nuovo stadio è ancora irta di insidie. Il Consiglio comunale capitolino, sciolto nei giorni scorsi per le imminenti elezioni, non ha fatto in tempo a chiudere la pratica stadio prima della chiusura dei suoi lavori. Se ne parlerà alla prossima consiliatura. E con la prossima amministrazione. Mezzaroma, Caltagirone e altri permettendo.