Minacce alla Raggi, nel mirino c’è pure un magistrato della Dda. I Casamonica avrebbero pianificato un attentato. La Procura cerca riscontri su una fonte informativa

Finire nel mirino dei Casamonica significa rischiare grosso. E se la minaccia è quella di piazzare dell’esplosivo per sbarazzarsi del target, non si può fare altro che rinforzare la scorta dei malcapitati di turno che, in questo specifico caso, sono la sindaca grillina Virginia Raggi e il pubblico ministero della Dda di Roma, Mario Palazzi. Del resto in un clima sociale sempre più teso e con una guerra contro la criminalità organizzata che non si vedeva da tempo, non si può di certo lasciare nulla al caso. Infatti a far scattare le nuove misure di sicurezza sono state le parole di una fonte confidenziale rilasciate a un agente della prefettura di Roma, che, senza giri di parole, ha parlato della volontà del clan di mandare un segnale forte alle istituzioni, colpendo sia la prima cittadina che il magistrato.

Così la Raggi è stata costretta, in realtà già da qualche giorno e senza che lei ne fosse affatto felice, ad abbandonare la piccola Peugeot 208 per salire a bordo di una blindatissima e ben più vistosa Lancia Thema. Ma c’è di più perché il provvedimento è andato oltre. L’agente di polizia municipale che da sempre la accompagnava in giro per la città, è stato subito sostituito da due poliziotti specializzati nel servizio scorta e ora, ogni spostamento, viene preceduto da controlli volti a minimizzare ogni rischio.

Eppure qualcosa nelle parole della presunta talpa non sembra convincere la Procura di Roma dove, al momento, non è stato aperto alcun fascicolo. Un dato importante che comunque non esclude che presto le cose potrebbero cambiare. A insospettire i magistrati di piazzale Clodio è stato il particolare che, secondo quanto sostenuto dalla fonte, le minacce sarebbero state indirizzate alla sindaca e ad un loro collega molto noto, autore di innumerevoli e importanti indagini, ma che mai fino ad oggi si era occupato del potente clan sinti.

Di conseguenza la domanda sul perché i Casamonica dovrebbero avercela con lui è d’obbligo. Da qui il sospetto che si possa trattare di una falsa imbeccata oppure che sia stato fatto filtrare il nome sbagliato del pm oggetto delle minacce. Tutte ipotesi che dovranno essere accuratamente vagliate dalla Procura ma che, in ogni caso, non influiranno sulla decisione di rafforzare la scorta della sindaca perché questa dipende dal prefetto.

Quel che è certo è che la situazione non può essere presa sotto gamba soprattutto perché già a novembre scorso si era iniziato a parlare della necessità di rafforzare il servizio di sicurezza della Raggi. La situazione, infatti, era degenerata in occasione dello sgombero dei villini dei Casamonica al Quadraro. Una gigantesca operazione, con oltre 500 agenti della Municipale e alla presenza della Raggi, che aveva definitivamente messo in rotta di collisione il Campidoglio con il clan sinti. E proprio da quel momento la prima cittadina della Capitale era finita nel mirino del clan sinti, tra l’altro in numerose occasioni, che l’avevano ricoperta di insulti e reazioni rabbiose tanto sui social quanto in televisione.