Nei guai due dipendenti di Atac e due di Metro Roma per i guasti alle scale mobili delle stazioni Repubblica e Barberini. L’accusa è di frode e lesioni. Accertate gravi manomissioni

La Polizia di Stato, coordinata dalla Procura di Roma, ha fatto luce sulle cause che hanno determinato il grave incidente che il 23 ottobre 2018, a Roma, causò, in seguito al crollo di una scala mobile della fermata della Metro A Repubblica, il ferimento di alcuni tifosi Cska Mosca, nonché sulle cause che il 21 marzo 2019 determinarono il guasto, sempre alle scale mobili, della fermata Barberini. Gli agenti della Squadra Mobile capitolina e del commissariato Viminale all’alba hanno eseguito un’ordinanza cautelare interdittiva a carico di 4 dipendenti di Metro Roma e Atac.

Le accuse sono di frode nelle pubbliche forniture e lesioni personali colpose. La stazione di Repubblica, proprio a causa dell’incidente dell’ottobre 2018, è rimasta chiusa per 246 giorni. “Ringrazio la procura. Abbiamo fatto bene ad interrompere il contratto di manutenzione con la ditta privata. Chi ha sbagliato finalmente pagherà” ha commentato la sindaca Virginia Raggi.

Le misure sono state notificate al direttore di esercizio Atac delle linee metropolitane A e B, Renato D’Amico; a un dipendente di Atac, con la funzione di responsabile unico del procedimento (Rup) relativo all’appalto a favore della società Metroroma (che si occupava di manutenzione degli impianti), Ettore Bucci; a un dipendente di Atac, con la funzione di responsabile di esercizio degli impianti di traslazione per le stazioni Repubblica e Barberini, Alessandro Galeotti; al responsabile tecnico preposto e amministratore unico di Metroroma, Giuseppe Ottuso. Nell’inchiesta risultano indagate, con le stesse accusa, altre 11 persone.

Le indagini sono partite proprio dal grave incidente del 23 ottobre 2018 alla Stazione Repubblica, quando una scala mobile iniziò ad aumentare la sua velocità, facendo precipitare un gran numero di persone e provocando molti feriti, alcuni dei quali anche gravissimi. “Al fine di stabilire le cause che avevano determinato il grave incidente – hanno spiegato gli inquirenti – sono stati effettuati diversi sopralluoghi, anche con l’ausilio del consulente tecnico nominato dall’Autorità Giudiziaria.

Le verifiche tecniche effettuate sulla scala mobile 339 hanno posto in luce tre punti di rilevante importanza penale: la manomissione del Freno di Emergenza: era stato, infatti, deliberatamente escluso uno dei due cunei del Freno di Emergenza, attraverso delle fascette in plastica che hanno impedito al meccanismo di rilasciare il cuneo stesso, compromettendo l’efficacia del Freno di Emergenza”.

Ma non solo. E’ stata anche accertata “l’omessa registrazione del Freno di Servizio: i due Freni di Servizio della scala 339 nel corso del sopralluogo hanno evidenziato uno scarso livello di efficienza, in quanto erano in grado di offrire una coppia frenante nettamente inferiore rispetto a quella prevista in progetto per frenare la scala in condizioni di massimo carico. La memorizzazione codici guasto: è stato appurato che nel marzo 2018 sulla scala mobile oggetto del sinistro, erano stati arbitrariamente modificati i parametri di memorizzazione dei ‘codici guasto’, impedendo che da quel momento in poi il sistema memorizzasse detti codici, con lo scopo di cancellare gli elementi di riscontro tra i guasti che si verificano sugli impianti e le chiamate di Pronto Intervento per fermo impianto”.

Dalle indagini è emerso, inoltre, che, a decorrere dal 2017, anno in cui la Metroroma Scarl ha iniziato ad esercitare il contratto di manutenzione, “non sono state più effettuate annotazioni sul Libretto di Impianto relativamente ai lavori di manutenzione più significativi eseguiti sulla scala 339, cosa che invece si è accertato essere stata fatta dalla precedente ditta appaltatrice. Nonostante il grave evento verificatosi presso la Stazione metropolitana Repubblica e la consapevolezza da parte degli indagati di essere sottoposti ad indagine, i 4 riconducibili ad Atac e alla Metroroma non hanno adottato alcuna condotta idonea alla salvaguardia della sicurezza degli utenti delle linee della metropolitana di Roma”.

Per quanto riguarda, invece, l’incidente che ha coinvolto, senza feriti, la scala mobile 335 della stazione Barberini, il 21 marzo scorso, dalle intercettazioni “è emerso che un non meglio specificato dipendente aveva ‘ponticellato’ volontariamente il sistema di sicurezza dell’anti-inversione della scala mobile 335 presente nella Stazione, ossia aveva effettuato una manomissione che altera il sistema di sicurezza dell’impianto in caso di inversione di marcia involontaria della scala.

Dalle verifiche tecniche effettuate è emerso che la scala mobile 335 era affetta da un problema strutturale di rilevanza tale da mettere a rischio la sicurezza di esercizio della scala stessa, non risultando documentato il flusso di informazioni tra il proprietario dell’impianto (ATAC), la ditta di manutenzione (Metroroma scarl), e il costruttore della scala (OTIS, che avrebbe partecipato alle ultime prove), in merito all’accertamento dell’anomalia e alle intenzioni/programmi di re-immissione in servizio della scala mobile”.

Le indagini hanno dunque consentito di riscontrare “la mancata effettuazione delle manutenzioni, ovvero la loro incompleta esecuzione, oltre che, in alcuni casi, la dolosa manomissione di dispositivi di sicurezza degli impianti di traslazione, rendendo conseguentemente concreto e attuale lo stato di pericolo per l’incolumità pubblica in relazione a svariate stazioni della metropolitana della Capitale, anche alla luce di ulteriori e non segnalati sinistri, successivi a quelli che hanno determinato il sequestro delle stazioni di ‘Repubblica’ e ‘Barberini'”.

Inoltre, le intercettazioni hanno evidenziato “comportamenti volti ad inquinare le prove sia da parte degli indagati dipendenti di Metroroma – i quali hanno continuato a realizzare condotte finalizzate a occultare le manomissioni effettuate sugli impianti e a presentare ad ATAC documentazione falsa – che da parte dei dipendenti ATAC, che hanno modificato o tentato di modificare la documentazione da trasmettere all’Ufficio del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti”.