Più che chiusi, top secret. Ci nascondono i dati sui porti. Il Viminale non rivela più i luoghi degli sbarchi. E i report erano stati già ridotti da Minniti

Gli sbarchi nei porti italiani non sono più monitorati dal Ministero dell'Interno

Finché non se ne parla, il problema non esiste. E, affinché non se ne parli, è meglio nascondere i dati. Verrebbe da pensare questo a vedere come nel giro degli ultimi mesi il monitoraggio di accoglienza e sbarchi sia via via peggiorato. O, per meglio dire, si sia fatto decisamente meno trasparente. Come molti probabilmente sapranno, ogni giorno il Viminale, il ministero guidato da Matteo Salvini, nella fattispecie il dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione, pubblica un “cruscotto statistico” in cui sono riportati tutti i dati relativi al flusso migratorio con tanto di raffronto, nello stesso identico periodo, agli anni passati.

Tutto bene, fin qui. Salvo constatare che nel giro di qualche mese, il report è stato di fatto dimezzato. Inizialmente (prima del governo Gentiloni) contava 12 pagine, poi si è passati a 9 (col governo Gentiloni), infine a 6 (col governo Conte). Quale sia la ragione, difficile saperlo. Certo è che, se fino all’anno scorso, potevamo conoscere giorno per giorno quale fosse il punto di approdo per ogni migrante, da gennaio 2019 gli sbarchi nei porti italiani non sono più monitorati.

Prendiamo il cruscotto statistico di ieri, 27 marzo: sappiamo che da inizio anno sono sbarcati in Italia 502 persone, decisamente meno rispetto ai 6.161 del 2018, per non parlare dei 21.936 del 2018; sappiamo ancora che due giorni fa sono sbarcate zero persone ma il 25 ben 77; ma non sappiamo dove questi 502 migranti siano sbarcati, in quale porto d’Italia. Il paradosso, in un certo senso, è che, nonostante siano minori gli sbarchi da monitorare, risulta più difficile che in passato saperne qualcosa.

Se si volesse essere malpensanti, si dovrebbe dire che questo governo non ha alcuna intenzione di rendere accessibile questo dato. Chissà. Certo è che, in realtà, il percorso sulla strada dei dati “top-secret” non nasce con Matteo Salvini, ma col suo predecessore Marco Minniti. In quel caso a scomparire erano stati i numeri relativi all’accoglienza, quelli cioè riguardanti gli ospiti dei vari centri d’accoglienza. A denunciare in quel caso la rimozione delle pagine del report giornaliero era stato il sempre puntuale Andrea Maestri, al tempo deputato e oggi numero due di Possibile. Nessuna risposta è mai arrivata dall’allora Governo Gentiloni. Ottimo viatico per tagliare ancora di più i dati relativi a sbarchi e accoglienza.

Ed è curioso che nelle pagine dove è possibile scaricare il report sia ancora scritto che il documento è utile per avere “un quadro aggiornato sull’andamento degli arrivi e sulle presenze dei migranti nelle strutture di accoglienza anche nell’ambito del Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati (Sprar)”. Senza che effettivamente questo sia possibile ormai da mesi. Dunque oggi cosa conosciamo dei 502 migranti arrivati in Italia? Nulla, al di là della nazionalità (la maggior parte, 117, sono tunisini; seguono algerini e iracheni) e del fatto che 83 di loro sono minori non accompagnati. Dove siano sbarcati, tuttavia, resta un mistero.