Prende i soldi e scappa? Whirlpool gioca coi lavoratori. Vaccaro (M5S): “L’azienda non è stata trasparente. Lo Stato si farà restituire fondi e interessi”

Il Governo non accetterà altre prese in giro sul caso Whirlpool. Parola del senatore M5S e membro della Commissione Industria, Sergio Vaccaro, che si sta occupando su delega del ministro Luigi Di Maio della crisi del polo produttivo di Napoli. “L’azienda e, soprattutto i suoi manager super pagati devono assumersi le loro responsabilità”.

In che senso?
Il 25 ottobre 2018, il MiSE ha sottoscritto un accordo chiaro con la Whirlpool che, ora, l’azienda sta eludendo. L’accordo prevedeva sia il mantenimento dei diversi poli produttivi, tra cui quello di Napoli, sia l’impegno da parte dell’azienda a non licenziare nessuno. Ora la Whirlpool cambia le carte in tavola. E parla di cessione dello stabilimento di Napoli a terzi. Terzi non ancora individuati e che dovrebbero subentrare agli accordi di Whirlpool. Peccato che non si capisca perché un’altra azienda, per adesso solo ipotetica, dovrebbe farsi carico di impegni sottoscritti da Whirlpool e per i quali la stessa Whirlpool ha beneficiato di fondi pubblici. Non possiamo tollerare tutto questo.

Patti chiari, amicizia lunga.
Il Governo si è impegnato in una seria politica industriale, investendo denaro sonante affinché Whirlpool rilanciasse lo stabilimento di Ponticelli. Con Di Maio è cambiata musica: basta “prendi i soldi e scappa”. Chi non onora gli accordi, dovrà restituire tutti i soldi ricevuti più interessi.

Eppure Whirlpool ha beneficiato di una marea di soldi pubblici senza riuscire ad evitare la crisi. Com’è stato possibile?
Non so di chi sia la responsabilità, ma sicuramente non dei lavoratori. C’è un problema, forse, di un management troppo concentrato sui numeri e che non guarda in faccia i lavoratori e le famiglie. Comunque sia, non stiamo parlando di capitalismo puro e di imprese che rischiano con i propri soldi, ma di fondi pubblici. La novità è che il Governo non rinuncia al suo ruolo. Troppo facile invocare il mercato con i soldi dei contribuenti.

Cosa si sarebbe dovuto fare con quei soldi?
Spostare le commesse, ad esempio, affinché tutti potessero lavorare. È inaccettabile mettere i lavoratori italiani contro gli stranieri o i lavoratori dello stabilimento nelle Marche contro quelli di Napoli, con il ricatto delle delocalizzazioni. È la riprova che il prossimo Parlamento Ue deve mettere mano al problema della concorrenza sleale all’interno della Ue, da sempre nostro cavallo di battaglia.

Resta la domanda delle domande, però. Qual è ora la road map per uscire dalla crisi e salvare i lavoratori?
Trasparenza, innanzitutto. Giocare a carte scoperte.

Chi non l’ha fatto finora?
Noi abbiamo detto chiaramente che non ci facciamo prendere in giro e che i lavoratori di Napoli non verranno lasciati soli. I livelli occupazionali devono essere garantiti. E l’azienda che fa? Prova a tirarsi indietro dagli accordi, parlando di futuribili e inesistenti aziende subentranti quando, ad oggi, il dato è che Whirlpool ancora non ha aperto formalmente la procedura di consultazione sindacale previsto dalla legge 428 del 1990, attraverso cui l’azienda ha il dovere di fornire ai sindacati tutte le informazioni del caso.

Si attende una mossa dell’azienda.
Noi abbiamo onorato il patto dell’anno scorso. Chi non lo rispetta, dovrà rendercene conto.

C’è chi, però, ritiene che il Governo avrebbe dovuto fare di più.
Questo Governo ha fatto tavoli operativi e sentire i proclami di chi partecipa portando doléances e non soluzioni, come il sindaco De Magistris, è inaccettabile: puro sciacallaggio.