Rapporti tesi tra Salvini e Libia. E la fibra ottica paga il conto. Il ministro vuole l’aiuto di Tripoli sui flussi. A Roma i libici fanno la voce grossa su Retelit

La Libia oggi detiene una partecipazione a dir poco strategica nella società italiana Retelit, al centro in queste settimane di un’autentica contesa

Dopo averlo annunciato in tutte la salse, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, si appresta a discutere la questione migranti direttamente con la Libia. Ferma restando la difficoltà di trovare l’interlocutore giusto, vista la divisione del territorio in tribù, sul tavolo delle trattative rischia di finire una partita economica dagli esiti imprevedibili. Si dà infatti il caso che la Libia oggi detenga una partecipazione a dir poco strategica nella società italiana Retelit, al centro in queste settimane di un’autentica contesa. Retelit, tanto per inquadrare l’azienda, nel Belpaese gestisce qualcosa come 12.500 chilometri di infrastruttura in fibra ottica, collegando 15 data center in tutta la penisola. Attualmente il singolo maggior azionista, con il 14,8% del capitale, è la Bousval, finanziaria che fa direttamente capo alla Lptic (Libyan Post Telecoms & It Holding).

La scacchiera – Quest’ultima ha stretto un’alleanza con i tedeschi di Axxion, oggi al 5,6%, per resistere al tentativo di scalata di Fiber 4.0, società dietro la quale si muove il finanziere Raffaele Mincione. Il fatto è che su questa società, seppur indirettamente, c’è un punto di attrito così aspro che difficilmente non influirà sui colloqui di Salvini. Si dà infatti il caso che lo scorso 13 giugno il Cda di Retelit, a forte trazione libico-tedesca, abbia deciso di impugnare ufficialmente il provvedimento con cui il Governo italiano ha deciso di esercitare sulla stessa società il cosiddetto “golden power”, ovvero i poteri speciali che lo Stato decide di attivare se ritiene strategica una determinata società (ed evidentemente Retelit è stata considerata tale). Peraltro è appena il caso di ricordare che Giuseppe Conte, quando ancora non era premier ma ancora avvocato, lo scorso 14 maggio ha firmato proprio per Mincione un parere pro veritate che di fatto apriva la strada all’esercizio del “golden power” da parte dell’Esecutivo. Casualità ha voluto che poi quell’Esecutivo fosse proprio guidato da Conte. Il giorno in cui si è deciso di optare per i poteri speciali, il 7 giugno, Conte era in Canada per il G7. E il relativo Consiglio dei ministri è stato guidato da Salvini in veste di vicepremier. Come andrà a finire la battaglia legale sul futuro di Retelit?

L’esito – Al momento è difficile fare previsioni. Ma non è inverosimile pensare che Salvini, nel tentativo di concordare con i libici finanziamenti per l’istituzione di hotspot sul territorio del paese nordafricano (e magari altri tipi di investimenti di imprese italiane), possa essere costretto a trattare il dossier Retelit. Il destino della società italiana, per alcuni, potrebbe essere una variabile impazzita nella trattiva. Oppure una merce di scambio chiesta dalla Libia per collaborare con l’Italia sul versante migranti. Di sicuro, almeno fino a qualche settimana fa, nel Governo in pochi avrebbero immaginato che proprio in Italia si sarebbe aperta una battaglia economica con i libici, per giunta strategica come quella su un’infrastruttura in fibra ottica.