Rifiuti illeciti in rotta sul Nord. E’ Milano la nuova El Dorado. Cambia la geografia dello smaltimento illegale

L'ultima inchiesta della Dda riguardante lo smaltimento dei rifiuti è partita da Milano e ha interessato anche altre regioni

Cambia la geografia dello smaltimento illecito dei rifiuti. Dopo 25 anni di dominio incontrastato di roghi avvenuti tra Napoli, Roma e Palermo, le province in cui è stato necessario il maggior numero di interventi, qualcosa è decisamente cambiato. Ora, infatti, la maglia nera spetta a Roma, Reggio Calabria e ad un’insospettabile Milano. Ad andare in fumo, nei temibili incendi tossici, sono principalmente rifiuti provenienti dal Sud Italia e questo è un vero rebus perché, fino a qualche anno fa, venivano smaltiti nelle tradizionali terre dei fuochi.

Ne è una prova anche l’ultima operazione, coordinata dalla Dda, scattata ieri a Milano ma che ha interessato anche altre regioni e in cui sono state eseguite quindici misure cautelari di cui otto in carcere, quattro agli arresti domiciliari e tre con l’obbligo di dimora nel comune di residenza. Si tratta di imprenditori, amministratori e gestori di società operanti nel settore dello stoccaggio e smaltimento rifiuti, a cui sono contestati, a seconda delle posizioni, i reati di traffico illecito di rifiuti, attività di gestione non autorizzata e intestazione fittizia di beni.

L’inchiesta ha preso il via dopo l’incendio di un gigantesco deposito, ben 13mila metri cubi, avvenuto lo scorso 14 ottobre nel quartiere Bovisasca di Milano. Un capannone colmo di rifiuti dal quale si sollevò una colonna di fumo nero, alta un chilometro, e che per molti giorni rese l’aria del capoluogo lombardo a dir poco irrespirabile, con valori di diossina letteralmente alle stelle come certificato dall’Arpa Lombardia.

Dagli accertamenti, come si legge nel provvedimento del gip di Milano Giusy Barbara, è così emersa l’esistenza di un traffico illecito di rifiuti indifferenziati urbani, pari a 37mila tonnellate, che arrivavano principalmente da Napoli e Salerno. E il rogo alla Bovisasca che da solo avrebbe fruttato un milione di euro per gli indagati, si inseriva proprio all’interno di questo traffico come testimoniato da alcune intercettazioni telefoniche. Infatti gli indagati, come si evince dalle carte del pubblico ministero Alessandra Dolci, nonostante il clamore mediatico della vicenda, avevano continuato a pianificare altre operazioni “cercando altri siti per stoccare illegalmente i rifiuti” come se nulla fosse.

Un giro d’affari milionario, quello dello smaltimento illecito dei rifiuti, che secondo gli inquirenti si sarebbe ormai trasferito al Centro e, soprattutto, al Nord Italia. Una traslazione che non deve sorprendere perché sarebbe coincisa con il contestuale crescente interesse dei clan, principalmente legati a Camorra e ‘Ndrangheta, intenzionati ad allargare i propri appetiti alla zona del milanese. Ma soprattutto perché nel Sud Italia i margini d’azione in questo settore, giorno dopo giorno, si starebbero assottigliando per via dei controlli sempre più pervasivi da parte delle forze di polizia. Rischi calcolati dai clan che così hanno deciso di cercare fortuna altrove, massimizzando i profitti e riducendo i pericoli.