Salario minimo a 9 euro lordi l’ora. Pd e Iv contrari, ma i 5S non mollano. Democratici e renziani chiedono di abbassare la cifra. Tra i dem c’è però chi non condivide la linea del partito

Siamo uno dei pochi paesi dell’Unione europea che non ha ancora una legge sul salario minimo, una norma utile a evitare che troppi lavoratori vengano sottopagati, e su tale battaglia il Movimento 5 Stelle non è disposto ad arretrare di un millimetro. è al centro del programma di governo pentastellato. Nel tavolo di maggioranza aperto per recuperare il tempo perduto e varare quanto prima la legge continuano ad esserci divisioni, visto che M5S e Leu spingono affinché come retribuzione minima venga fissata quella di 9 euro lordi l’ora e il Pd e Italia Viva mostrano delle contrarietà più o meno marcate. Ma questa volta il traguardo sembra davvero vicino, visto che anche tra i dem c’è chi lancia l’ultimatum per dire basta all’esercito degli sfruttati.

IL QUADRO. Sul salario minimo il disegno di legge presentato dalla pentastellata Nunzia Catalfo, all’epoca presidente della Commissione lavoro e ora ministro del lavoro, prevede una retribuzione minima di 9 euro lordi l’ora. Il Pd era invece andato oltre, con il senatore piemontese Mauro Laus, che aveva proposto 9 euro netti l’ora, salvo poi veder intervenire il collega Tommaso Nannicini, con un disegno di legge in cui non viene fissata una soglia minima. Da tali posizioni è quindi ripartito il tavolo, all’interno dell’agenda di governo 2023, per arrivare a un testo condiviso. Ma sui 9 euro lordi sono d’accordo al momento solo M5S e Leu, contro i quali remano anche i sindacati, che con una legge del genere finirebbero depotenziati.

PUNTI FERMI. Nulla di insormontabile a quanto pare. Ma soprattutto nulla su cui i 5S appaiono disposti a chinare la testa. Per il Movimento resta infatti fondamentale l’individuazione di una soglia di retribuzione minima sotto la quale nessun contratto nazionale di lavoro possa scendere, nel rispetto della stessa Costituzione. La Carta infatti all’articolo 36 stabilisce che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. Vi è anche la proposta di sostituire la soglia con un parametro collegato alle cosiddette retribuzioni mediane, su cui i parlamentari stanno lavorando per studiarne l’impatto, ma l’orientamento è quello di seguire il disegno di legge della Catalfo, considerando appunto che sulla cifra si può migliorare.

E anche tra i dem c’è chi non è disposto ad arretrare nella lotta allo sfruttamento. Proprio il senatore Laus è stato infatti categorico: “In commissione lavoro del Senato chiederò di affrontare il tema del salario minimo-giusta retribuzione. Se non avrò soddisfazioni nella risposta mi sentirò libero da impegni…”. Lanciando anche un hashtag : #ipocrisiasenzadime. Del resto oltre all’Italia sono solo cinque i Paesi europei che ancora non hanno una norma sul salario minimo e il Conte2 deve affrettarsi per correre ai ripari dando un’altra risposta attesa da tanti lavoratori.