Troppi Visco boys e un manager grillino imbarcato in silenzio. C’è anche questo dietro la guerra di Palazzo Chigi alla direttrice dell’Agenzia delle Entrate

di Stefano Sansonetti

Inutile girarci intorno. Quella che sta andando in scena è una guerra di potere senza esclusione di colpi. In palio c’è il controllo dell’Agenzia delle Entrate, il braccio armato del Fisco che tra l’altro governa i segreti tributari degli italiani. Il dato, ormai, va facendosi sempre più nitido: Palazzo Chigi è intenzionato a stringere la morsa intorno all’Agenzia guidata da Rossella Orlandi. L’entourage del presidente del consiglio, Matteo Renzi, ritiene infatti che la struttura non sia garantita da funzionari di fiducia. Constatazione piuttosto sorprendente, se solo si considera la puntualità con cui le nomine renziane hanno presidiato la maggior parte dei gangli della Pubblica amministrazione.

IL NODO. Insomma, il “giglio magico” vorrebbe piazzare uomini diversi al vertice del Fisco italiano. Questa è la vera partita. E rispetto ad essa appare un po’ strumentale la questione dei 700 dirigenti promossi negli anni scorsi senza concorso e di recente “declassati” da una sentenza della Corte costituzionale. Così come appare non proprio disinteressato l’intervento del sottosegretario all’economia, Enrico Zanetti, che con un una “doppietta” di interviste nel week end ha provato a dare il benservito alla Orlandi (verosimilmente in asse con Palazzo Chigi), accusandola di non voler organizzare i concorsi per sostituire i dirigenti declassati. Nessuno nega che la situazione sia spinosa e che la stessa Orlandi veda con un po’ di timore un’ondata di concorsi che potrebbero alterare gli equilibri interni. Ma in questo momento c’è qualcuno che pensa di utilizzare la vicenda per fare pressione sulla Orlandi, nata a Empoli (Fi) e per ironia della sorte nominata poco tempo fa proprio con il placet del conterraneo Presidente del Consiglio. Ma cos’è che Palazzo Chigi ritiene di aver messo a fuoco tardivamente? La conclusione principale del “giglio magico” è che l’Agenzia è governata da un drappello di funzionari troppo legati a Vincenzo Visco, ex ministro Pd delle finanze vicino alla minoranza del partito. La stessa Orlandi, al di là dell’estrazione geografica toscana, è un prodotto di quella “nidiata”. Dalla quale è arrivato anche il primo direttore della storia dell’Agenzia delle Entrate, Massimo Romano, oggi consigliere della Corte dei conti ma per tanti osservatori ancora un punto di riferimento per la Orlandi & Co. Romano all’inizio degli anni Duemila, e successivamente nel biennio 2006-2008, è stato uomo di massima fiducia di Visco. Alla loro squadra è riconducibile anche Aldo Polito, oggi capo della strategica direzione centrale accertamento. In più di Visco boys sono piene le direzioni regionali.

GLI ALTRI. Senza contare che a dare nell’occhio, nei mesi scorsi, è stata anche la repentina ascesa di Leonardo Zammarchi, prima nominato direttore regionale del Lazio e dopo soli tre mesi promosso direttore centrale dell’audit dell’Agenzia. Come confermato all’epoca dalla stessa Agenzia, Zammarchi fino al 2009 risultava iscritto alla Cgil . Poi ci sono le ultimissime decisioni dell’Agenzia guidata dalla Orlandi, che hanno gettato ulteriore benzina sul fuoco. Qualche giorno fa, per esempio, è stata creata una direzione centrale nuova di zecca, responsabile per l’area “tecnologie e informazione”, compresa la delicatissima sicurezza informatica. Di fatto una sorta di “spin off” dalla stessa direzione audit. A guidarla è stato chiamato Giuseppe Buono, proveniente dalla multinazionale Accenture. Un manager esterno, quindi. Così l’operazione ha fatto storcere il naso a moltissime persone e ha innescato una semplice domanda: in un momento in cui sarebbe stato prioritario contenere i costi, era proprio necessario creare una nuova direzione centrale e addirittura metterci a capo un esterno? Peraltro la nomina di Buono alla nuova direzione centrale tecnologie e innovazione ha lasciato spazio anche a un piccolo giallo. Fino a qualche giorno fa, infatti, il nome di Giuseppe Buono compariva tra gli iscritti al sito internet “Cittadini in Movimento”, una sorta di forum on line che si definisce “strumento di lavoro per gli attivisti del Movimento 5 Stelle”. Nella scheda di Buono, accanto alla sua data di nascita, era riportato un riferimento alla professione: “ingegnere elettronico, dirigente d’azienda nel settore dell’information technology”.

LA RISPOSTA. Insomma, elementi che farebbero pensare che si tratta dello stesso Buono appena nominato direttore centrale delle Entrate. La scheda sul sito grillino, però, nel frattempo è stata svuotata. Naturalmente La Notizia ha chiesto lumi sulla vicenda allo stesso manager. Il quale, dopo aver confermato la sua esperienza in Accenture e il futuro in Agenzia, ha risposto con un “non ricordo” alla domanda circa la sua iscrizione al sito riconducibile al Movimento 5 stelle. Sul punto Buono ha tenuto a precisare che “non sono iscritto a nessun partito” e che “non ho alcun rapporto con il Movimento” di Beppe Grillo. Ma del giallo del direttore centrale “grillino” si sta già parlando un bel po’.

Twitter: @SSansonetti