A Roma un parco giochi di scatole cinesi

Di Sergio Patti

Divertiamoci! E come non farlo nello spettacolare Cinecittà World, il parco a tema alle porte di Roma inaugurato ieri e che aprirà al pubblico il 16 luglio. Montagne russe da brivido, viaggi tridimensionali tra dinosauri ed elefanti, attraversando scenografie cinematografiche da Oscar. Non a caso il progetto creativo porta la firma di Dante Ferretti, un signore che di Oscar veri ne ha tre in bacheca. Così si può passare dall’indimenticabile set di “Gangs of New York”, che Martin Scorsese aveva fatto costruire proprio negli studi di Cinecittà, al tempio di Moloch che gli appassionati ricorderanno nel film “Le notti di Cabiria”. E poi cinema, negozi, ristoranti. L’indirizzo è sulla via Pontina, ma sin dall’ingresso può sembrare di trovarsi in via Tuscolana, nella Cinecittà vera dove si respira ancora il genio di Fellini e dei tanti divi che hanno fatto la storia del cinema.

Arriva pure il premier
Chissà se troverà il tempo, ma prima dell’apertura al pubblico è atteso un passaggio anche di Matteo Renzi. I padroni di casa non hanno fatto troppa fatica per averlo, visto che il parco è di una società in cui compare anche il patron della Fiorentina, Diego Della Valle, notoriamente vicino al premier ex sindaco di Firenze e tifosissimo dei Viola. È il nome di questa società che però suscita qualche riflessione. In tempi di crisi, sia chiaro, ogni nuova attività è un segno di ottimismo nel futuro. Se questo futuro, in mano ai privati, nasce dalla disfatta di un immenso patrimonio pubblico gestito da questi stessi privati, allora però i conti tornano meno.

Cinema, pallone e affari
Chi c’è infatti dietro Cinecittà Parchi, la società proprietaria del nuovo parco giochi? Il 20% è di Generali Properties, società del colosso delle assicurazioni Generali, mentre il restante 80% è della Cinecittà Entertainment, scatola controllata da un’altra società (ma perché tutti questi giri?) che si chiama Italian Entertainment Group, i cui soci – e qui finalmente troviamo i nomi – sono Andrea e Diego Della Valle (Tod’s, Fiorentina e molto altro), il produttore e presidente del Napoli calcio, Aurelio De Laurentis, la nota famiglia di immobiliaristi romani, legati anche loro al grande cinema americano, Haggiag, e infine Luigi Abete. Sì, proprio l’ex presidente della Confindustria e attuale presidente della Banca Nazionale del Lavoro che, tra le altre cose, è dal 1997 amministratore delegato di Cinecittà Spa; la Cinecittà vera, quella pubblica, che dopo 17 anni di gestione sempre dello stesso manager è al collasso. A Roma così, nello stesso quadrante a sud della città, abbiamo una nuova promettente Cinecittà privata insieme a una Cinecittà pubblica semifallita (con i dipendenti degli studios che protestano da anni) e a un parco dei divertimenti – il Luneur – sostanzialmente lasciato chiudere sempre dalla stessa Cinecittà Entertainment con dentro Abete. Una storia, quest’ultima, sulla quale sono state aperte più inchieste.

Il conflitto
Il Luna park di Roma era la gioia dell’intera città, meta del divertimento non solo romano dal 1953. Al suo interno lavoravano centinaia di persone, buttate fuori nel 2007 quando la società guidata da Abete vinse una gara del Comune di Roma (sindaco Walter Veltroni) promettendo di investire 16 milioni per rilanciare la struttura. Progetti rimasti nel cassetto, mentre invece il parco interamente dei privati è diventato una realtà. Due destini diversi per società guidate sostanzialemente da una stessa persona, in un conflitto di interessi del quale mai in nessuna comparsata di Abete a Ballarò nessuno ha chiesto niente.