Zanetti vola con l’Ala di Verdini. Ora Renzi rischia di dover chiedere la fiducia per la nuova maggioranza

La rottura in Scelta Civica potrebbe cambiare la geografia della maggioranza con l’ingresso ufficiale di Verdini al Governo con il viceministro Zanetti.

Una piccola esplosione in un micro partito. Che rischia di far scoppiare un incendio fino a Palazzo Chigi. Creando nuovi grattacapi a Matteo Renzi, perché dovrà spiegarlo alla minoranza dem. La rottura in Scelta Civica (Sc) potrebbe cambiare la geografia della maggioranza con l’ingresso ufficiale di Denis Verdini al Governo con il viceministro Enrico Zanetti, attuale segretario di Sc, in rotta con gran parte del suo gruppo parlamentare.

La nuova situazione potrebbe rendere necessario un delicato passaggio in Parlamento per la richiesta di fiducia. Con il presidente del Consiglio che dovrebbe ammettere la presenza dell’ex braccio destro di Berlusconi nell’Esecutivo. A meno che Zanetti non decida di dimettersi da viceministro, come ha chiesto anche Roberto Speranza, uno dei leader della minoranza del Partito democratico. Ma il diretto interessato è stato chiaro: “Io per primo in passato ho avanzato richieste di dimissioni che non sono arrivate. Ora tocca a Speranza chiedere dimissioni che non arriveranno”. Insomma, la speranza renziana di mettere a tacere le polemiche fino alla pausa estiva rischia di naufragare di fronte alla spaccatura nel movimento fondato da Mario Monti. E proprio la tempistica ha sollevato perplessità . “Non era il caso di arrivare alla resa dei conti in pieno luglio”, hanno spiegato fonti interne alla maggioranza.

Brandelli di Scelta
La questione in Scelta Civica è scoppiata tra il segretario, che si è fatto forte del supporto dei dirigenti territoriali, e la maggioranza del gruppo, che ha rivendicato il ruolo preponderante rispetto alle indicazioni di un partito minuscolo. Zanetti sostiene di avere alle spalle il partito, che nei fatti ha benedetto la linea dell’allargamento al centro. Ma il gruppo chiede una maggiore rilevanza, in virtù della presenza alla Camera. Ora, inevitabilmente, la battaglia ora si sposta sulla titolarità del simbolo, che vale anche la possibilità di gestire i contributi pubblici. E quindi avere a disposizione una “macchina”. “Solo tre deputati (Mariano Rabino, Giulio Cesare Sottanelli e Angelo Antonio D’Agostino, ndr) hanno seguito il viceministro Zanetti nella sua nuova avventura, e questo è un dato di fatto. La sua intenzione di portarsi dietro il nome del gruppo, invece, probabilmente si rivelerà illusoria”, ha dichiarato il capogruppo Giovanni Monchiero.