Il Paese dei conflitti di interesse. Al Tesoro 35 dirigenti incompatibili con il loro ruolo di controllori. Alla faccia dell’indipendenza

di Stefano Sansonetti

Come volevasi dimostrare. Si sta allargando a macchia d’olio il caso dei dirigenti del ministero dell’economia che, occupando posti anche all’interno dei collegi sindacali di società controllate dallo stesso dicastero, sono a rischio di conflitto d’interessi. In realtà quasi tutte le strutture dipendenti da via XX Settembre hanno organi di controllo che pullulano di dirigenti ministeriali di prima e seconda fascia. In quasi tutti i casi si tratta di autentici gran commis di stato, in particolare della Ragioneria, come Francesco Massicci e Alessandra Dal Verme. La Notizia, che ieri ha intercettato la questione posta all’attenzione della Consob a proposito di società quotate come Finmeccanica ed Eni, ha individuato un elenco di 35 dirigenti che si trovano con il piede in due staffe. Condizione che, secondo la legge, contraddice l’imprescindibile requisito dell’indipendenza dei sindaci. A essere coinvolte sono tantissime società del Tesoro. Tra queste Invitalia, Sogei, Consip, Eur spa, Anas, Coni Servizi, Enav, Gse, Sogin, Sogesid, Mefop, Sicot, Arcus, Cinecittà Luce, Consap, Italia Lavoro. Un elenco a cui si vanno ad aggiungere Poste, Ferrovie, e Poligrafico dello stato.

La vicenda
Tracce concrete della questione si trovano in una nota interna dell’Enel, il colosso energetico guidato da Fulvio Conti che prima di rinnovare la composizione del suo collegio sindacale si è posta la questione, analizzando nel dettaglio tutti gli ultimi sviluppi normativi. Sulla base dell’analisi svolta dalla società, sarebbe in particolare il dlgs 39 del 2010 ad aver chiarito che il dipendente di un ente pubblico di controllo, come in questo caso il ministero dell’economia, non può essere nominato nel collegio sindacale di una società controllata dal medesimo dicastero. Il perché è evidente: viene a mancare quell’indipendenza indispensabile allo svolgimento del delicato compito del “controllore”. Naturalmente l’Enel si è posta la questione nell’ottica delle società quotate di cui il Tesoro è azionista di maggioranza, auspicando che sulla questione intervenga quanto prima la Consob. L’autorità guidata da Giuseppe Vegas, infatti, sulla carta avrebbe il potere di dichiarare la decadanza del sindaco che non si trova in situazione di indipendenza. In tale posizione, per quanto concerne le quotate, si trovano Vincenzo Limone, che è dirgente Mef e sindaco di Finmeccanica, e Roberto Ferranti, altro dirigente del ministero dell’economia e sindaco dell’Eni. Ma sin dai primi momenti è apparso innegabile che se il principio vale per le società quotate non può non valere anche per le altre società controllate dal Tesoro.

I recordman
E così ecco spuntare l’elenco dei 35. E si tratta di una rilevazione che fornisce una dimensione parziale del fenomeno, perché calcolata sulle società direttamente controllate o partecipate dal dicastero oggi retto da Fabrizio Saccomanni. Senza contare, cioè, le controllate delle controllate o le partecipate delle partecipate. Ad ogni modo dalla lista emergono i recordman, quei dirigenti che vantano più poltrone da sindaci. In cima c’è un grand commis della Ragioneria di stato come Alessandra Dal Verme, presidente dei collegi sindacali di Ferrovie dello stato e Anas. In realtà praticamente tutti i nomi in lista vengono dalla Ragioneria. E qualcuno potrebbe dire che si tratta di un dipartimento diverso da quello del Tesoro che si occupa di partecipazioni. Ma la Ragioneria dipende pur sempre dallo stesso ministero azionista. E la questione, come ha temuto l’Enel, sembra sussistere comunque sulla base della legge. Poi c’è Maria Laura Prislei, dirigente di prima fascia che presiede i collegi sindacali di Sogei e Consip. Ancora, Anna Maria Ustino guida l’organo di controllo di Cinecittà Luce e fa parte di quello di Rete Autostrade Mediterranee. Roberto Ferranti, già individuato come sindaco dell’Eni, è sindaco supplente in Sogei. Un altro pezzo da novanta della Ragioneria, Francesco Massicci, è a capo dell’organo di controllo del Gestore servizi energetici. Vincenzo Limone, già individuato come sindaco supplente di Finmeccanica, è anche presidente del sollegio sindacale di Eur spa. E così via fino a 35 profili.

La questione economica
Che poi la vicenda presenta anche un risvolto economico. Tutti di dirigenti del Mef che fanno i sindaci, infatti, percepiscono gettoni, che trasferiscono immediatamente al dicastero. Qui, però, vanno a confluire in un fondo che poi viene ripartito tra tutti i dipendenti del Mef che siedono nei consigli di amministrazione o nei collegi sindacali delle controllate. Ne consegue che i dirigenti-sindaci, alla fine, intascano lo stesso un bel po’ di soldi per queste poltrone supplementari.

@SSansonetti