Mancano migliaia di alloggi militari. Quelli liberi li occupa CasaPound. A Ostia il paradosso sulla gestione dei beni della Difesa. L’estrema destra si insedia nelle case sgomberate

Da due settimane in via delle Baleniere, nel centro di Ostia, il Villaggio Azzurro, amministrato dall’Aeronautica e da tempo in stato di abbandono, è occupato da Area 121, un’associazione vicina a CasaPound, protagonista di un blitz fascio-sovranista con il solito spot di dare un tetto alle famiglie italiane dimenticate dal Governo. Un’iniziativa non a caso subito plaudita, da Luca Marsella, consigliere proprio di CasaPound al X municipio. Un’occupazione contestata tanto dall’Anpi quanto dal Partito democratico, che ha annunciato subito un’interrogazione. E ora pure dall’Osservatorio militare, che battendo sul paradosso che si è creato a Ostia rilancia il problema degli alloggi per i militari. “CasaPound ha occupato con un blitz il Villaggio azzurro dell’Aeronautica Militare nel cuore di Ostia – specifica Domenico Leggiero, presidente dell’Osservatorio – da cui, tante famiglie di militari, sono state brutalmente sfrattate per non aver potuto far fronte a un canone fortemente esoso”.

LA PIAGA. Sono decenni del resto che non vengono trovate soluzioni al problema degli alloggi dei militari. Cinque anni fa la Corte dei Conti, dopo un’articolata indagine su tale aspetto, specificò che gli appartamenti disponibili erano 16.812, a fronte dei 45.847 necessari, e che quelli occupati sine titolo erano 4.190. Alloggi quest’ultimi utilizzati da uomini dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica passati ad altro incarico rispetto a quello per cui era stata data loro quella casa, a cui è scaduta la concessione o che sono andati in pensione, ma anche dai loro eredi, complici vuoti normativi e continue interruzioni alle azioni di recupero imposte dai diversi Governi.

I magistrati contabili diedero quindi sei mesi di tempo al Parlamento per trovare una soluzione, consegnando un dettagliato rapporto alla presidente della Camera, Laura Boldrini, e al presidente del Senato, Piero Grasso, ma da allora la situazione sarebbe soltanto peggiorata. Con tanto di sgomberi e cause tra occupanti e Ministero. Di soluzioni zero pure nei tempi recenti, sia con il ministro Elisabetta Trenta che con l’attuale ministro Lorenzo Guerini. Tanto che l’Osservatorio militare parla di caserme dismesse, cooperative “bloccate da interessi” di generali, e gli interventi sollecitati dalla Corte Dei Conti puntualmente ignorati. Non mancano neppure casi in cui sono scadute le varianti ai Prg disposte da alcuni Comuni per consentire la riqualificazione e la valorizzazione dei beni militari.

IL PUNTO. “La gravità della situazione attuale necessita di interventi chiari, precisi e puntuali”, avevano specificato i magistrati contabili. Parole al vento. “Nonostante le promesse di vendita dei vari governi, già dalle prime leggi degli anni ’90 le dismissioni hanno inanellato solo una lunga serie di progetti falliti”, specifica Leggiero. Ancora: “Il Ministero della Difesa, paventando una valorizzazione del patrimonio abitativo ha attuato per lo più la politica degli sfratti nei confronti del personale, con affitti particolarmente alti, per poi abbandonare alla deriva un patrimonio che, in assenza di manutenzioni, ridotto a residuo solido urbano, è diventato preda di soggetti estranei come è accaduto già a Firenze, a Roma e ora anche a Ostia”. Beni che stanno cadendo letteralmente a pezzi, meta frequentemente di sbandati, o preda per gli occupanti. A brindare sono così i fascio-sovranisti. Con buona pace dei militari che hanno bisogno di una casa.