Corsa contro il tempo per fermare i licenziamenti. Il divieto scade il 30 giugno. Battaglia sul criterio della selettività. Le prime vittime potrebbero essere i lavoratori di Whirlpool

Le prime vittime della fine del blocco dei licenziamenti potrebbero essere i 350 lavoratori della fabbrica della Whirpool di Napoli.

Corsa contro il tempo per fermare i licenziamenti. Il divieto scade il 30 giugno. Battaglia sul criterio della selettività. Le prime vittime potrebbero essere i lavoratori di Whirlpool

Le prime vittime della fine del blocco dei licenziamenti, il 30 giugno, potrebbero essere i 350 lavoratori della fabbrica della Whirlpool di Napoli. Ma la lista è lunga e i sindacati sono in fibrillazione: il 26 giugno saranno in piazza a Torino, Firenze e Bari, per chiedere la proroga per tutti almeno fino a ottobre. La mediazione del premier Mario Draghi sulla possibilità dal primo luglio per le imprese di utilizzare la cassa integrazione ordinaria senza dover pagare le addizionali fino al 31 dicembre 202,1 con l’impegno a non licenziare, non è ritenuta sufficiente dai sindacati, anche perché le imprese possono anche scegliere di non usare la Cig e licenziare.

I sindacati temono un’emorragia di posti di lavoro. Le forze politiche sono divise sul tema. Parte della Lega (quella che fa riferimento a Giancarlo Giorgetti) e del Pd – a partire dal ministro del Lavoro Andrea Orlando – si sono convinti della necessità di dover operare in base a un criterio selettivo che distingua tra i settori più fragili che stentano a ripartire e quelli che presentano minori difficoltà. “Il realismo mi dice che non trovo oggi la possibilità di un blocco generalizzato. Resta ancora in piedi la possibilità della selettività.

Tutto quello che consente di avere una gradualità è positivo. Non avremo un’ecatombe ma una serie di effetti negativi che devono essere gestiti. Il Parlamento è al lavoro per capire quali passi si possono fare”, dichiara Orlando. Il leader del Carroccio, Matteo Salvini, in sintonia con i renziani, difende la mediazione di Draghi. FI si fa portavoce delle istanze delle imprese: “Rimandare la ghigliottina di due mesi non è la soluzione”, dice la presidente dei senatori azzurri, Anna Maria Bernini. Il M5S e Leu sono in linea con i sindacati nella richiesta di una proroga per tutti.

Sui rischi della selettività è intervenuta, anche ieri, l’ex ministra del Lavoro. “Credo sia importante prorogare per un paio di mesi il blocco dei licenziamenti, inserendo la cassa Covid gratuita. Ma sulla selettività per settore ho qualche dubbio, perché si rischia di lasciar fuori la filiera. Vediamo cosa avviene dopo quest’ulteriore proroga e, se di selettività si deve parlare, inserirei come criterio quello del calo del fatturato, non abbandonando i comparti collegati”, avvisa la pentastellata Nunzia Catalfo.

E Il M5S intanto ha presentato emendamenti al Sostegni bis per prorogare la cassa integrazione Covid gratuita e il blocco dei licenziamenti fino al primo settembre. “Già nelle scorse settimane il M5S aveva invitato tutte le forze politiche a sedersi intorno a un tavolo per fornire una risposta a tante lavoratrici e lavoratori. Rinnoviamo l’invito perché crediamo fermamente che solo attraverso una soluzione condivisa si possa continuare a garantire la tenuta sociale del Paese”, afferma il deputato grillino Niccolò Invidia.

Ma c’è una questione di tempi. Il decreto Sostegni bis potrebbe essere approvato intorno a metà luglio quando, in assenza di interventi, sarà già finito il blocco dei licenziamenti, che “scade” appunto il 30 giugno. Per questo i sindacati sostengono la necessità di un provvedimento prima di quella data.