Veleni fra pm in Procura a Milano. Il caso Amara sul tavolo del Csm. Il Consiglio superiore convoca nove magistrati. E può disporre una maxi rotazione per incompatibilità

Dopo tensioni e accuse nate dall’inchiesta flop sul caso Eni-Nigeria, gli scontri all’interno della Procura di Milano finiscono sul tavolo del Csm.

Veleni fra pm in Procura a Milano. Il caso Amara sul tavolo del Csm. Il Consiglio superiore convoca nove magistrati. E può disporre una maxi rotazione per incompatibilità

Dopo tensioni e accuse nate dall’inchiesta flop sul caso Eni-Nigeria, gli scontri all’interno della Procura di Milano finiscono sul tavolo del Csm. Ad occuparsi del caso è la prima commissione che ha convocato a Palazzo dei Marescialli tutti i procuratori aggiunti del capoluogo lombardo, con l’unica eccezione del magistrato Fabio De Pasquale.

Si tratta di audizioni che, stando a quanto trapela, si terranno in forma riservata il 26 e il 27 luglio e che dovranno fare chiarezza a seguito delle inchieste delle Procura di Brescia sul caso di Piero Amara e sul caso Eni-Nigeria, commentate in numerosi articoli e servizi che descrivevano un clima di forti tensioni all’interno della Procura diretta dal procuratore capo Francesco Greco.

L’obiettivo delle convocazioni, sempre stando a quanto si apprende in ambienti giudiziari, è quello di valutare se ci siano state irregolarità e criticità nella gestione della Procura di Milano e valutare se vi siano eventuali profili di incompatibilità ambientale o funzionale da parte di alcuni magistrati. Nel fitto calendario di audizioni saranno sentiti il presidente del Tribunale Roberto Bichi e il giudice Marco Tremolada che ha presieduto il collegio che ha assolto tutti gli imputati per la vicenda sulla presunta maxi tangente in Nigeria che, come noto, si è conclusa con l’assoluzione di tutti gli imputati.

Oltre a loro, sempre secondo quanto filtra dai corridoi di Palazzo dei Marescialli, saranno sentiti i procuratori aggiunti Letizia Mannella, responsabile del dipartimento fasce deboli, Tiziana Siciliano, a capo del dipartimento ambiente, salute e lavoro, Maurizio Romanelli che coordina il dipartimento anticorruzione, Laura Pedio che dirige il pool criminalità comune e Eugenio Fusco che guida il dipartimento che previene le frodi e tutela dei consumatori. Convocati dal Csm anche il capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili, e alcuni pm tra cui Francesca Crupi, la quale fa parte del pool guidato da Pedio ma è stata anche in quota esterna al dipartimento di De Pasquale, e Gaetano Ruta che ha lavorato su casi di corruzione internazionale e che da poco è passato alla procura europea.

Un giro di audizioni al termine delle quali la prima commissione del Csm farà il punto della situazione e deciderà se andare avanti con le convocazioni che, a quel punto, potrebbero riguardare lo stesso procuratore Greco.

GUERRA INTERNA. A far scattare questa serie di convocazioni sono state soprattutto le inchieste portate avanti dalla Procura di Brescia, guidata dal procuratore Francesco Prete, che nei giorni scorsi ha inviato al Csm gli atti relativi alle due inchieste in corso nei suoi uffici e che coinvolgono alcuni magistrati milanesi. La prima è quella sulla diffusione dei verbali apocrifi di Amara, in cui viene citata anche la presunta loggia Ungheria, e in cui risultano indagati sia il pubblico ministero di Milano Paolo Storari che l’ex consigliere Piercamillo Davigo, entrambi accusati di rivelazione di segreto d’ufficio (leggi l’articolo).

Il secondo fascicolo, invece, è quello riguardante il caso Eni-Nigeria e in cui sono indagati il procuratore aggiunto De Pasquale e il pubblico ministero Sergio Spadaro per il reato di rifiuto in atti d’ufficio perché, stando all’ipotesi investigativa, pur avendo la consapevolezza della falsità delle prove portate dall’ex manager di Eni Vincenzo Armanna alla pubblica accusa, avrebbero omesso di mettere a disposizione delle difese e del Tribunale gli atti su tale falsità nel corso del dibattimento sul blocco petrolifero Opl245.

Dall’archivio: Fuga di notizie sul caso Amara, trasferita da Roma a Brescia l’inchiesta che vede indagato il pm Storari.