Tagliola sovranista sui diritti. Salta l’accordo al Senato sul ddl Zan. Oggi il voto dell’Aula. Falliti i tentativi di mediazione del segretario Pd. La legge rischia di naufragare

Oggi il voto dell'Aula del Senato sul ddl Zan. Falliti i tentativi di mediazione del segretario Pd Letta.

Tagliola sovranista sui diritti. Salta l’accordo al Senato sul ddl Zan. Oggi il voto dell’Aula. Falliti i tentativi di mediazione del segretario Pd. La legge rischia di naufragare

Addio alla legge sull’omotransfobia o quasi. Nonostante le aperture del segretario dem Enrico Letta ad apportare modifiche al ddl Zan, ieri in Senato non è stato trovato un accordo ed è rimasta la “tagliola”. Oggi a Palazzo Madama, terminata la discussione generale, si passerà quindi al voto (qui la diretta) sul non passaggio all’esame degli articoli. Il rischio che crolli tutto è più che concreto anche se il Pd sembra fiducioso.

BRACCIO DI FERRO. La legge che ha come primo firmatario l’onorevole dem Alessandro Zan è da tempo uno dei temi su cui vi è maggior contrasto tra i giallorossi e le destre. A Lega e Fratelli d’Italia, in particolare, quella norma non piace e non piacciono soprattutto i percorsi di educazione al rispetto nelle scuole. Su proposta dei sovranisti è così scattata la “tagliola”, un sistema per far naufragare il ddl. “Se passasse la legge morirebbe”, ha ripetuto lo stesso Zan.

Ma, nonostante i tentativi fatti ieri da quest’ultimo a Palazzo Madama per trovare una mediazione, proprio quella trappola è rimasta. L’aiuto auspicato da Forza Italia non è arrivato. L’argomento non sembra del resto di quelli di particolare interesse per Mario Draghi e senza la pace imposta dal premier alla coalizione arcobaleno, seppure insieme in maggioranza, destre e giallorossi procedono divisi come e più di sempre. Ieri era stata avanzata anche la proposta di far slittare di una settimana l’esame dell’Assemblea, sostenuta pure da Italia Viva, ma è naufragata nel corso di una capigruppo quando il Pd ha avuto la certezza che la tagliola non sarebbe mai stata ritirata.

Il rischio di andare direttamente al voto finale senza l’esame degli emendamenti è concreto e di conseguenza quello che la norma possa essere bocciata. Si andrà alla conta questa mattina e di certezze sull’esito della votazione non se ne vedono. I dem ora puntano a evitare lo scrutinio segreto, come specificato dalla capogruppo Simona Malpezzi.

LE POSIZIONI. “La proposta di rinviare il ddl Zan al 3 novembre per me è assolutamente inaccettabile e per loro era un modo per prendere tempo. è la dimostrazione, con tutte le invenzioni ad esempio sul tempo che non c’era, che non hanno voluto ritirare la pistola fumante perché nessuno si siede a un tavolo se uno ha ancora un’arma”, ha dichiarato la presidente del gruppo Misto-Leu, Loredana De Petris, che sulla decisione di non partecipare all’incontro convocato dal senatore leghista Andrea Ostellari per l’ennesima mediazione ha ribadito di non aver riconosciuto quella sede, ritenendo evidente che con la convocazione di Ostellari si voleva ripartire dal testo proposto dalla Lega.

I rischi sono alti. “È da irresponsabili – ha evidenziato il presidente dei senatori di Iv, Davide Faraone – aver deciso di andare subito in aula senza trovare prima un accordo, occorreva fare un rinvio di una settimana per entrare nel merito del provvedimento cercando un’intesa, come aveva chiesto Italia Viva, cercando quelle modifiche auspicate anche da Letta. Senza questa intesa si rischia il naufragio in aula”.

“Fratelli d’Italia ribadisce che è favorevole ad inasprire le norme che già esistono contro ogni violenza e discriminazione ma è assolutamente contrario al disegno di legge Zan, che introduce reati di opinione e l’obbligo dell’educazione gender in tutte le scuole, anche quelle elementari”, ha infine dichiarato il capogruppo FdI, Luca Ciriani. Oggi si vedrà se la cultura del rispetto in Italia dovrà ancora attendere.

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