L'Editoriale

Ci serve un nuovo bazooka

È finita la stagione degli stimoli monetari, scordiamoci prestiti e finanziamenti. A meno di essere disposti a pagare interessi stratosferici.

Sembrava che mancasse solo l’aumento dei costi per vedere le partite di calcio, arrivato ieri, a completare la lista di quello che è diventato più caro: in una parola, tutto. Impressionante la benzina a due euro al litro, comprensivi dello sconto sulle accise che finirà tra breve, ma sono un salasso la spesa, le bollette, tutto quello di cui abbiamo bisogno.

Pure le vacanze ci rovineranno, perché pare che serva un mutuo per prenotare due lettini e l’ombrellone. Solo gli stipendi non aumentano, in buona compagnia delle pensioni, e con i chiari di luna che si vedono alla Bce, dove ieri è ufficialmente finita la stagione degli stimoli monetari, scordiamoci prestiti e finanziamenti, a meno di essere disposti a pagare interessi stratosferici.

È la tempesta perfetta, insomma, che si prepara ad abbattersi su famiglie e imprese, con un finale già scritto: l’esplosione della crisi economica e l’allargamento della forbice tra i pochi che hanno molto e i molti che non hanno niente.

Un quadro complicato da gestire, chiunque stia al Governo del Paese, ma non più drammatico di quanto si vide nel pieno della speculazione sull’euro, tra il 2010 e il 2011, quando alla guida della Bce c’era Mario Draghi, che passò alla storia per il famoso bazooka con cui iniettò enormi quantità di denaro nel sistema finanziario, salvando la moneta unica e la stabilità pure degli Stati più indebitati e a bassa crescita, come il nostro.

Draghi in fondo deve tutto a quella scelta, apparentemente da ultima spiaggia, che oggi può replicare tagliando con coraggio le tasse, mettendo più soldi in tasca ai lavoratori e sostenendo chi produce. Una ricetta più facile a dirsi che a farsi, ma che bisogna assolutamente provare a realizzare.

Diversamente, al premier non resterà che inchinarsi alla dittatura dello spread, che comunque salirà, e osservare dalla finestra di Palazzo Chigi un’Italia che muore. Lui è al timone del Paese, e seppure finora non brillato sui risultati, può fare la scelta giusta. Anche se tra i mercati e la povera gente non ci ha mai sorpresi sulla parte in cui preferisce stare.