Dopo gli schiaffi di Squinzi, Letta cede a Confindustria

di Maurizio Grosso

Il timore di essere abbandonato dai poteri forti, Confindustria in primis, deve essergli sembrato troppo alto. E così, dopo le sberle incassate nei giorni scorsi da Giorgio Squinzi, che ha aspramente criticato la manovra appena approvata dal parlamento, Enrico Letta ha cercato di correre ai ripari. Nel consiglio dei ministri di ieri, che ha approvato il decreto milleprorghe in cui sono rispuntate le misure che salveranno il bilancio della Capitale, è stata decisa anche una riprogrammazione di 6,2 miliardi di fondi europei. Gran parte dei quali destinati a lavoro e occupazione, proprio come chiesto il leader di Confindustria che nei giorni scorsi aveva quasi dato un ultimatum al presidente del consiglio.

Il dettaglio
Di questi 6,2 miliardi, ha spiegato lo stesso Letta in conferenza stampa, “solo 1 miliardo e 200 milioni sono stati già impegnati nella legge di stabilità come garanzie per il credito alle imprese”. Un altro miliardo andrà a ulteriore sostegno delle imprese, 700 milioni per misure per favorire il sostegno al lavoro e all’occupazione, 800 milioni per interventi di contrasto alla povertà e 3 miliardi a sostegno delle conomie locali. Per la Confindustria, almeno per il momento, si tratta di un risultato da esibire con orgoglio, come dimostra il fatto che due giorni fa il quotidiano dell’associazione, Il Sole 24 Ore, apriva la sua edizione con l’annuncio proprio della riprogrammazione dei fondi Ue. Ma quanto effettivamente riuscirà a essere messo a disposizone del lavoro, dopo le quasi mai mantenute promesse di questi mesi? Il ministro del lavoro, Enrico Giovannini, ha cercato di fornire garanzie, ricordando tra l’altro che “siamo a 4,2 miliardi di riduzione del cuneo nel 2014”.

Il cuneo fiscale
E proprio sulla modulazione della riduzione del cuneo fiscale, cioè la differenza tra quanto l’impresa paga un lavoratore e quanto quest’ultimo effettivamente mette in tasca, si era consumato nei mesi scorsi un braccio di ferro molto duro. Con le prime richieste confindustriali che si attestavano addirittura su un abbassamento di 15 miliardi di euro. Troppi, per un governo alle prese con consistenti problemi di cassa. Ma questo non è mai andato giù a viale dell’Astronomia, che facendo leva su tutto il suo potere contrattuale, e sulla sensibilità ai poeri forti sempre mostrata dal premier Letta, ha inasprito lo scontro sino a strappare la promessa di ieri.

Gli interventi
Tornando ai 700 milioni destinati al sostegno del lavoro, 150 saranno utilizzati per la decontribuzione dell’occupazione giovanile, 200 per l’occupazione femminile e per i più anziani e 350 per interventi a sostegno della ricollocazione dei disoccupati. Sulla carta si tratta di cifre non ingentissime, ma comunque dovute, se solo si considera che il livello di disoccupazione in Italia ha ormai sfondato il tetto del 12%, con la bellezza di più di 3 milioni di disoccupati.