Passano i mesi, ma per la Striscia di Gaza la parola “pace” resta un tabù, mentre Gerusalemme è avvolta dalle fiamme. A lasciar intendere che il conflitto tra Hamas e Israele è destinato a durare ancora a lungo è il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, che, durante un intervento nel Giorno della Memoria dei soldati caduti in guerra, ha dichiarato con fermezza che “Israele è determinato a difendersi da qualsiasi minaccia” e “continuerà a farlo in futuro”, aggiungendo che “l’obiettivo di Israele è ottenere una vittoria netta sul movimento islamista di Hamas”.
Katz ha poi sottolineato che “la lezione principale del 7 ottobre è che l’esercito israeliano (IDF) deve sempre frapporsi tra i nemici e le nostre comunità, sia nella zona cuscinetto in Libano, sul Monte Hermon, sia in Siria, nei campi profughi della Samaria settentrionale e nelle aree intorno a Gaza, che separano il nemico dalle comunità del Negev occidentale”. Parole che lasciano presagire non solo il proseguimento della guerra a Gaza, ma anche un possibile allargamento del conflitto.
E Hamas non aspetta per rispondere, appellandosi ai palestinesi e chiedendo loro di bruciare tutto, dai boschi alle case dei coloni. Un appello che arriva mentre Israele fronteggia i più vasti incendi della sua storia e che infiamma ulteriormente il conflitto. Intanto la linea dura di Tel Aviv viene ribadita anche dal primo ministro Benjamin Netanyahu, che ha tuonato: “I soldati israeliani, i nostri figli e le nostre figlie, non sono disposti a perdonare ciò che hanno fatto i mostri di Hamas che ci hanno attaccato”. Più delle parole, però, sono i fatti a suggerire che la guerra sia destinata a durare. Secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Haaretz, che cita fonti militari, “le Forze di difesa israeliane intendono emettere ordini di leva per decine di migliaia di riservisti in vista di una prevista espansione dei combattimenti nella Striscia di Gaza”. Alcuni di questi riservisti, secondo Haaretz, saranno destinati a operazioni in Libano e Siria, mentre altri saranno di stanza in Cisgiordania.
Gerusalemme in fiamme, l’appello di Hamas: bruciate tutto
In risposta, Hamas ha diffuso una dichiarazione infuocata, accusando Israele di voler proseguire il conflitto a oltranza e di sabotare i negoziati di pace in corso al Cairo, ormai da mesi in stallo. Il gruppo palestinese ha inoltre accusato l’amministrazione Netanyahu di “continuare a usare la fame come arma di guerra”, definendola “un crimine di guerra”. Ma Hamas è andato anche oltre, decidendo di cavalcare quello che è stato definito “il più vasto incendio di sempre” in Israele dagli stessi vigili del fuoco del Paese, in merito al rogo attorno a Gerusalemme.
I miliziani hanno rivolto un appello ai palestinesi su Telegram, chiedendo loro di “bruciare tutto ciò che possono: boschi, foreste e case dei coloni”. “I giovani della Cisgiordania, di Gerusalemme e quelli di Israele hanno dato fuoco alle loro auto”, affermano da Hamas parlando di “vendetta dei liberi”. I servizi segreti dello Shin Bet hanno avviato un’indagine per capire se il primo rogo, divampato a Mesilat Zion, sia stato di origine dolosa. Gli incendi sono iniziati ieri mattina sulle colline di Gerusalemme ed è stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale. Vasti roghi hanno colpito diverse zone, come la foresta di Eshtaol, a ovest di Gerusalemme. Nelle prossime ore sono attesi mezzi e uomini in arrivo dall’Europa, e anche dall’Italia, per tentare di domare gli incendi.