Frena il lavoro per giovani e donne, ma Meloni celebra nuovi record

A marzo giù gli occupati di 16mila unità. E risale la disoccupazione: per i giovani è al 19%. Meloni nega l'allarme di Mattarella sul lavoro.

Frena il lavoro per giovani e donne, ma Meloni celebra nuovi record

È incredibile come la premier Giorgia Meloni continui a ignorare l’evidenza dei numeri. I dati sull’occupazione “ci dicono che dall’inizio del nostro governo abbiamo avuto un milione di nuovi posti di lavoro, in gran parte a tempo indeterminato e con un record per l’occupazione femminile”, ha detto la premier in un’intervista esclusiva al direttore dell’Adnkronos Davide Desario.

Peccato che, proprio quando la presidente del Consiglio rilasciava quelle dichiarazioni, l’Istat certificasse che nel mese di marzo l’occupazione ha registrato una frenata per giovani e donne e che la disoccupazione è risalita soprattutto per gli under-35.

La diminuzione dell’occupazione su base mensile registrata a marzo (-0,1%, pari a -16mila unità) riguarda le donne, gli under 35 anni, i dipendenti a termine e gli autonomi. Nelle altre classi d’età, tra gli uomini e tra i dipendenti permanenti il numero di occupati invece cresce. In particolare, per gli under 35 anni il calo del tasso di occupazione si associa all’aumento di quello di disoccupazione, risultando particolarmente marcato per i 15-24enni.

Tra le donne, invece, i tassi di occupazione e disoccupazione diminuiscono (-0,1 punti in entrambi i casi), a fronte di un aumento del tasso di inattività (+0,2 punti). Ovvero quello di chi non ha un lavoro e non lo cerca, dunque non rientra tra i disoccupati.  Tra gli uomini aumentano i tassi di occupazione (+0,1 punti) e disoccupazione (+0,3 punti) e cala il tasso di inattività (-0,3 punti).

Giù gli occupati a marzo, risale la disoccupazione: per i giovani è al 19%

A marzo il tasso di disoccupazione, dunque, sale al 6,0% (+0,1 punti rispetto al mese precedente), quello giovanile al 19,0% (+1,6 punti). L’aumento delle persone in cerca di lavoro (+2,1%, pari a +32mila unità) si osserva soltanto per gli uomini e gli under 50.

La crescita degli occupati – si legge in un fact-checking di Pagella Politica – ha proseguito un trend iniziato dopo la pandemia di COVID-19, prima dell’insediamento dell’attuale governo. E parlare di “posti di lavoro”, invece che di occupati, può essere fuorviante. Il concetto di “occupato”, infatti, non coincide del tutto con quello di “posto di lavoro”. Per esempio, per essere considerati occupati da Istat non serve aver firmato un contratto. In più, basta anche un’ora di lavoro retribuito nella settimana di riferimento.

Meloni continua a ignorare l’Istat e a negare l’allarme del Colle sui salari bassi

“Il Presidente della Repubblica ha giustamente ricordato che l’Italia si distingue per una dinamica salariale negativa nel lungo periodo, anche se dal 2024 si assiste ad una ripresa. Abbiamo molto terreno da recuperare, ma sono particolarmente fiera del fatto che questo governo sia riuscito ad imprimere un cambio di rotta”, ha detto ancora Meloni, replicando all’allarme lanciato da Sergio Mattarella sui bassi salari, dicendo che in realtà non lo ha pronunciato, e continuando a ignorare i dati Istat che ci dicono che a marzo i salari sono calati di 8 punti percentuali rispetto a gennaio 2021.

Il M5S: la narrazione di Meloni e del suo Governo è farlocca

“Il balzo in avanti della disoccupazione registrato dall’Istat a marzo con l’aumento dell’1,6% di quella giovanile, unitamente ai salari sempre più stagnanti che si traducono nel 9% di lavoratori full time in povertà, fa ben comprendere quanto la narrazione di Meloni e del suo Governo sia farlocca. Al contrario di quanto dice la premier, sui salari non c’è stata nessuna svolta. Anzi, oltre a quello di individui in povertà assoluta, da quando lei è alla guida il Paese ha registrato un altro record storico: quello di famiglie operaie in povertà. Per quanto tempo ancora Meloni prenderà in giro gli italiani? Invece della propaganda e delle sterili promesse via social, la presidente del Consiglio dica sì al salario minimo e la smetta di varare norme che favoriscono lo sfruttamento dei lavoratori e mettono a rischio la loro incolumità. Non ci si può ricordare di loro solo alla vigilia del Primo maggio: bisogna farlo tutto l’anno”, dichiara la deputata M5S, Valentina Barzotti.