Crollano le vendite al dettaglio. Dieta forzata per gli italiani

Calo a marzo del 2,8% in valore e del 4,2% in volume sul 2024. Le spese alimentari giù del 6,7% su base annua

Crollano le vendite al dettaglio. Dieta forzata per gli italiani

Il Pil che arranca, l’occupazione che rallenta, i salari reali che calano, i 25 mesi di calo della produzione industriale e ora le vendite al dettaglio, soprattutto quelle alimentari, che affondano.

L’Istat continua a sfornare dati che allarmano consumatori ed esercenti. Le famiglie italiane comprano sempre meno, e il calo della domanda zavorra le prospettive dell’economia. A marzo 2025 le vendite al dettaglio registrano un nuovo calo, sia rispetto al mese precedente che allo stesso periodo dell’anno scorso.

I nuovi dati Istat sono impietosi: -0,5% in valore e in volume su base mensile e -2,8% in valore e -4,2% in volume su base annua. Questo vuole dire che gli italiani non solo spendono meno, ma comprano anche meno prodotti.

Il calo delle vendite al dettaglio a marzo riguarda tutti i comparti

A soffrire sono tutti i comparti. Il cibo, per esempio, segna un calo dello 0,5% rispetto a febbraio, ma addirittura del 6,7% in volume rispetto a marzo 2024. E se si guarda ai primi tre mesi dell’anno, la spesa alimentare cala in volume del 3,3%, equivalenti – secondo Assoutenti – a circa 208 euro in meno a famiglia.

Anche i prodotti non alimentari arrancano: si salva solo la profumeria (+1,8%) e i farmaci (+0,6%). Tutto il resto segna rosso: male i libri e la cartoleria (-4,5%), giù anche scarpe e articoli in pelle (-4,2%). Il calo colpisce ogni tipo di punto vendita: dai supermercati (-2,6%) ai negozi di quartiere (-3,1%), fino all’e-commerce (-1,3%), che finora sembrava resistere.

Per il secondo mese consecutivo, tutte le forme di distribuzione sono in flessione. Il dato potrebbe essere in parte influenzato dalla Pasqua “alta”, celebrata quest’anno ad aprile, che ha spostato alcuni acquisti alimentari.

Italiani a dieta forzata: allarmati consumatori ed esercenti

Ma secondo le associazioni dei consumatori non basta a spiegare il quadro. “Un tracollo totale”, secondo Massimiliano Dona dell’Unione Nazionale Consumatori.

“In un solo mese, rispetto a febbraio, gli italiani fanno una cura dimagrante da 7 chili in 7 giorni, mangiando in quantità lo 0,9% in meno di cibo. Una dieta a dir poco pericolosa che indica la difficoltà delle famiglie di arrivare a fine mese, visto che riducono la spesa obbligata per eccellenza, visto che tutti abbiamo la pessima abitudine di mangiare”, conclude Dona.

Ugualmente allarmato il Codacons, che parla di “crisi profonda dei consumi” e denuncia gli effetti dell’inflazione: “Le famiglie tagliano ovunque, anche sulle spese essenziali”. Il presidente Carlo Rienzi chiede al governo misure urgenti per sostenere i redditi e rilanciare la domanda interna.

Federdistribuzione, che rappresenta le grandi catene commerciali, sottolinea come l’incertezza economica e i rischi geopolitici stiano pesando su imprese e consumatori. “Senza interventi condivisi, sarà difficile vedere una ripresa”, avverte.

Anche per Confcommercio ci sono elementi di preoccupazione, soprattutto sul futuro: “In questo contesto il deterioramento del clima di fiducia delle famiglie rende ancora più incerta e complessa l’uscita da questa fase, con il rischio di rinviare l’auspicata ripresa della domanda e limitare le prospettive di crescita per il 2025”.

“Avvio d’anno difficile per il commercio. Dopo il risultato negativo di febbraio, anche a marzo prosegue la caduta delle vendite, con Istat che rivela ancora una volta una flessione sia in valore che in volume. La conferma di una situazione sempre più difficile, in particolare per le imprese operanti sulle piccole superfici che registrano nel mese una flessione tendenziale in valore sull’anno del -3,1%: per loro il peggior marzo degli ultimi tre anni”. E’ il commento di Confesercenti.

“Crollano i consumi, soprattutto alimentari, sia a livello tendenziale sia congiunturale. Meloni di fronte a tutto questo racconta balle, L’unica cosa concreta che fa è butta soldi in riarmo. Che pena”, comunicano in una nota i parlamentari M5S delle Commissioni bilancio e finanze di Camera e Senato.