Ex Ilva, scatta l’allarme: a rischio metà degli occupati

Urso parla di "produzione dimezzata" per l'ex Ilva di Taranto e di metà occupati a rischio e convoca i sindacati a Palazzo Chigi.

Ex Ilva, scatta l’allarme: a rischio metà degli occupati

L’allarme viene lanciato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: “Metà produzione significa metà occupati rispetto a quanto programmato”. Non c’è pace per i lavoratori dell’ex Ilva di Taranto. Tanto che i sindacati spiegano che è già stata comunicata la cassa integrazione, dalla prossima settimana, in alcuni reparti addirittura fino al 70%. Dopo lo stop dell’altoforno 1, causato dall’incendio del 7 maggio, il rischio di esuberi è ormai praticamente una certezza. Urso aveva spiegato in mattinata che “non potendo ripartire con la produzione, avremo una produzione dimezzata rispetto a quanto era stato pianificato e concordato anche con i sindacati”. Con ricadute “sulla filiera, che non potrà avere i prodotti che aveva commissionato”, e pure “sull’indotto che il governo aveva ristorato pienamente in quest’anno”.

Insomma, al tavolo con i sindacati va affrontata sia la questione dell’occupazione diretta che quella relativa alla “filiera produttiva e l’indotto che forse sono ancora più rilevanti”. Anche in quest’ottica il governo ha convocato i sindacati metalmeccanici a Palazzo Chigi per mercoledì 21 maggio alle 11.30. Un tavolo che, spiega Urso, serve per capire “come intervenire perché non vi siano ricadute drammatiche sull’occupazione”. Sperando che non sia già tardi, considerando che in queste ore la direzione aziendale sta “procedendo – in assenza di qualsivoglia confronto preventivo con le parti sociali – a comunicare direttamente ai reparti il numero di lavoratori che saranno collocati in cassa integrazione a decorrere dalla prossima settimana. In alcuni reparti, la percentuale del personale coinvolto raggiunge soglie allarmanti, fino al 70%”, hanno fatto sapere i coordinatori di fabbrica di Fim, Fiom e Uilm.

Ex Ilva, la polemica tra Anm e Urso

Resta aperto lo scontro giudiziario, scatenato da Urso che ha accusato la procura di aver detto il falso sul sequestro dell’altoforno 1 dopo l’incendio: il ministro ha accusato la magistratura di non aver autorizzato gli interventi di salvaguardia dell’impianto chiesti dall’azienda. Per la procura la richiesta non è mai arrivata, ma Acciaierie sostiene di aver informato i magistrati. Ieri è stata la giunta esecutiva distrettuale dell’Anm di Lecce a esprimere solidarietà ai “colleghi della procura di Taranto reiteratamente ed infondatamente accusati di avere diffuso notizie false”. Secondo l’Anm, “particolarmente gravi sono le accuse di ritardi, inerzie e peggio ancora di falsità addebitate alla procura con colpevole superficialità a fronte di eventuali responsabilità che andranno accertate nelle sedi opportune”.