I dazi pesano e la crescita dell’Ue rallenta. Compresa quella dell’Italia, che risente della guerra commerciale sul fronte dell’export e si vede tagliare le stime di crescita del Pil sia per quest’anno che per il prossimo. Le previsioni economiche di primavera della Commissione evidenziano un rallentamento dell’economia rispetto allo scenario prefigurato in autunno.
Le previsioni della Commissione: la crescita rivista al ribasso, male l’Italia
Partiamo dall’Italia. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha ben poco di che stare allegro: le stime per la crescita vengono tagliate dall’1% previsto in autunno all’attuale 0,7% nel 2025 e dall’1,2% all’odierno 0,9% nel 2026. Si registra una graduale discesa del deficit, dal 3,4% del Pil nel 2024 al 2,9% nel 2026. Mentre sale il debito, dal 135,3% del 2024 fino a raggiungere il 138,2% del 2026. Anno in cui l’Italia sarà quasi raggiunta dalla Grecia, che continua a far scendere il debito: nel 2026 sarà al 140,6%, con un calo di tredici punti in due anni. Presto l’Italia potrà avere il debito più alto in Ue.
In generale, per l’Eurozona c’è poco da festeggiare: la crescita sarà dello 0,9% quest’anno (in autunno era prevista all’1,3%) e dell’1,4% nel 2026 (contro una precedente stima dell’1,6%). Simile l’andamento in Ue: +1,1% nel 2025 e +1,5% per il prossimo anno. A pesare è soprattutto la “maggiore incertezza sulle politiche commerciali”, tanto che le previsioni della Commissione considerano i dazi al 10% sulle merci esportate in Usa (e al 25% per acciaio, alluminio e automobili). Positivo, però, il dato di fine 2024, con un ultimo trimestre sopra le attese al +0,4%, che ha fatto da traino anche a un primo trimestre del 2025 da +0,3%.
Fanalino di coda
Tornando alla situazione europea, peggio dell’Italia quest’anno faranno davvero in pochi: soltanto Austria, Germania, Lettonia e Francia. Ma recupereranno (sorpassandoci e lasciandoci ultimi in Ue per crescita) tutti il prossimo anno. Per la Germania si prevede una crescita zero nel 2025, con un recupero al +1,1% nel 2025. Male anche la Francia: +0,6% e poi risalita all’1,3% nel 2026. Corre la Spagna (+2,6% e +2%), mentre quest’anno le migliori saranno Malta (+4,1%) e Danimarca (+3,6%). Il trend per l’inflazione dell’Ue è invece al ribasso, con un calo al 2,1% nel 2025 (dal 2,4% dello scorso anno) e poi all’1,7% nel 2026. Infine, un dato sui salari che preoccupa l’Italia: si prevede, infatti, che la crescita delle retribuzioni “rallenterà quest’anno e nel 2026”, riflettendo “una bassa inflazione”. I salari nominali continueranno a crescere, “ma a un ritmo più lento rispetto al 2024 e 2023”. Quando già la salita non è bastata a recuperare il potere d’acquisto perso con la crisi inflattiva.