Difficile selezionare tra i dati forniti dall’Istat, nel Rapporto annuale 2025, quelli che maggiormente smontano la propaganda del governo Meloni e descrivono un Paese sempre più anziano, più povero, più solo. L’inflazione schiaccia sempre di più verso il basso i salari, cala la produttività, perfino il tasso occupazionale è il più basso dell’Ue e il lavoro creato da questo governo è un lavoro povero, a bassissima produttività, pagato male.
Il 23,1% della popolazione è a rischio povertà e una persona su dieci rinuncia alle cure per colpa delle liste d’attesa troppo lunghe e per i costi e la produzione industriale continua a scendere. Crolla la natalità, dunque. Gli over ottanta hanno ormai superato i bambini con meno di 10 anni di età.
I salari reali hanno perso il 10% rispetto al 2019
Le retribuzioni contrattuali hanno perso tra il 2019 e il 2024 il 10,5% del potere d’acquisto a causa della forte crescita dei prezzi. La perdita del potere d’acquisto per le retribuzioni contrattuali è stata rilevante soprattutto a fine 2022 quando ha raggiunto il 15% mentre è scesa nel periodo successivo toccando a febbraio l’8,7%. È risalita al 10% a marzo 2025.
L’occupazione in Italia, nel 2024, è cresciuta “a un ritmo sostenuto” con un +1,6%, ma soprattutto in settori a bassa produttività, basso contenuto tecnologico e alto impiego di forza lavoro, come costruzioni, ricettività, servizi alla persona. Una dinamica che si riflette in un calo di ben il 5,8% del Pil per occupato in Italia fra il 2000 e il 2024, contro una crescita dell’11-12% in Francia, Germania e Spagna.
Per occupazione l’Italia è ultima in Europa
Nonostante la crescita dell’occupazione dal 2020, l’Italia registra il tasso di occupazione più basso dell’Ue: nel 2024 al 62,2% tra 15-64 anni, con un divario di oltre 15 punti percentuali con la Germania e quasi sette con la Francia. Il divario è ampio tra i giovani di 15-24 anni: 19,7%, -31,3 punti dalla Germania.
Il tasso di disoccupazione (6,5%) si mantiene sopra la media Ue del 5,9%. Il tasso d’inattività è il più elevato dell’Ue (33,4% contro una media di 24,6%); la bassa partecipazione al lavoro riguarda soprattutto le donne, con tasso d’inattività al 42,4%, oltre 13 punti sopra la media europea.
Tra giovani diplomati e laureati 20-34enni il gap con l’Ue è marcato: nel 2023 i tassi di occupazione per neodiplomati e neolaureati (rispettivamente 59,7 e 75,4%) sono inferiori alla media Ue di oltre 18 punti i primi e oltre 12 i secondi; i relativi tassi di disoccupazione (24,3 e 13,3%) sono almeno doppi rispetto a quelli medi europei. Nel 2024 gli over 50 rappresentano il 40,6% dell’occupazione totale, registrando anche un forte incremento rispetto al 2019 (+12,5%).
Al contrario, il numero di occupati 35-49enni (36,9% del totale) è inferiore rispetto al 2019 di oltre 500 mila unità, a fronte di un calo di un milione e 393 mila individui residenti in questa classe di età.
Cervelli in fuga: emigrati 100 mila laureati negli ultimi 10 anni con un record nel 2024
L’Italia ha visto emigrare negli ultimi 10 anni circa 97mila giovani laureati con un record nel 2024 e l’uscita di 21mila giovani con un alto livello di istruzione. In Italia quasi un quarto della popolazione, il 23,1%, è a rischio povertà o esclusione sociale (+0,3 punti sul 2023) ma al Sud la percentuale sale di un punto e tocca il 39,8%.
L’Istat sottolinea che il rischio di povertà ed esclusione sociale cresce per gli individui che vivono in famiglie il cui principale percettore di reddito ha meno di 35 anni.
Nel 2024 un italiano su dieci (9,9%) ha riferito di avere rinunciato negli ultimi 12 mesi a visite o esami specialistici, principalmente a causa delle lunghe liste di attesa e per la difficoltà di pagare le prestazioni. La rinuncia a prestazioni vitali per la prevenzione e la cura è in crescita sia rispetto al 2023, quando era al 7,5%, sia rispetto al periodo pre-pandemico quando il dato era 6,3%, “soprattutto per l’aggravarsi delle difficoltà di prenotazione”.