A Gaza torna la speranza: Hamas e Israele sarebbero vicini all’intesa che prevederebbe due mesi di tregua. Ma intanto l’Idf annuncia un’offensiva “senza precedenti” su Khan Younis

Gaza, Hamas e Israele vicini all'accordo per 2 mesi di tregua. Ma nella Striscia si continua a morire: bombe su una scuola causano 36 vittime

A Gaza torna la speranza: Hamas e Israele sarebbero vicini all’intesa che prevederebbe due mesi di tregua. Ma intanto l’Idf annuncia un’offensiva “senza precedenti” su Khan Younis

Mentre la Striscia di Gaza continua a bruciare, in modo del tutto inatteso si riaccende la speranza di un possibile accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas. A darne notizia è Sky News Arabia, secondo cui il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nei prossimi giorni dovrebbe annunciare la sospensione temporanea delle ostilità. In cambio, Hamas — sempre stando alle indiscrezioni di stampa — offrirebbe il rilascio dei 58 ostaggi israeliani, tra vivi e morti, ancora nelle sue mani.

Che la situazione sia in rapida evoluzione lo lasciano intendere i rumor rilanciati dall’agenzia di stampa libanese Al-Mayadeen e confermati dal Times of Israel, secondo cui la delegazione di Benjamin Netanyahu, attualmente al Cairo per negoziare la fine del conflitto mediorientale, avrebbe accettato la proposta di un cessate il fuoco nella Striscia della durata di circa 70 giorni. Durante la tregua, 10 ostaggi — cinque vivi e cinque deceduti — verrebbero rilasciati in due fasi.

A Gaza torna la speranza: al Cairo proseguono i negoziati con Hamas e Israele vicini all’intesa che prevederebbe due mesi di tregua

In attesa di capire come andrà a finire questa ennesima trattativa diplomatica, nella Striscia di Gaza continua il bagno di sangue causato dai pesantissimi raid dell’esercito israeliano (IDF). A spiegare quanto intensa sia l’offensiva è l’Aeronautica militare di Tel Aviv che, su X, ha dichiarato di aver “effettuato oltre 200 attacchi nella Striscia di Gaza nelle ultime 48 ore, colpendo miliziani, depositi di armi, postazioni anticarro e di cecchini, tunnel sotterranei e altre infrastrutture”.

Tra i bersagli, anche la scuola Al-Jarjawi, che ospitava famiglie sfollate nel quartiere di Al-Daraj, a Gaza. Il bombardamento ha causato almeno 36 vittime, in gran parte donne e bambini. Un attacco brutale, fortemente contestato dai leader arabi, che l’esercito israeliano ha ammesso e giustificato affermando che il bersaglio erano “terroristi di spicco” di Hamas, nascosti all’interno dell’edificio e intenzionati a utilizzarlo come “centro di comando” per pianificare attacchi contro civili israeliani e truppe delle IDF.

Ma non è tutto. A dispetto delle testimonianze raccolte da numerose ong, l’esercito israeliano ha dichiarato di aver adottato “molte misure” per mitigare i danni ai civili, tra cui l’impiego di munizioni di precisione, sorveglianza aerea e altre forme di intelligence. Particolarmente critica anche la situazione a Jabalia, nel nord della Striscia, dove — secondo una fonte medica citata dall’agenzia Anadolu — un altro raid avrebbe causato almeno 19 morti.

Ma la cosa peggiore è che la situazione rischia di aggravarsi ulteriormente, di fatto smentendo le indiscrezioni su un accordo di pace che sarebbe “vicinissimo”, visto che il portavoce dell’Idf, con un messaggio in lingua araba, ha annunciato che l’esercito israeliano ha avviato un’operazione militare “senza precedenti” contro le capacità dei gruppi armati che continuano a lanciare razzi su Israele dall’area di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, ordinando “l’evacuazione immediata” della città.

Emergenza fuori controllo

L’offensiva di terra e i bombardamenti a tappeto stanno aggravando ulteriormente l’emergenza umanitaria nella Striscia di Gaza. A darne conto è Rosario Valastro, presidente della Croce Rossa Italiana (Cri), secondo cui “cresce la preoccupazione per questa nuova escalation di violenza nella Striscia di Gaza. Lo scenario è sempre più critico, la crisi umanitaria gravissima. Ha ragione chi definisce questa una ‘ferita aperta per l’umanità’. Non c’è rispetto per la vita, per i diritti umani e per il Diritto Internazionale Umanitario, non c’è rispetto per chi soffre e per chi aiuta”.

Lo stesso presidente della Cri ha poi aggiunto: “Davanti a tutto questo non si può far altro che rimarcare la gravità di una situazione che da troppo tempo è ormai fuori controllo. Mi unisco al dolore dei familiari e dei colleghi del nostro Movimento per la scomparsa di due operatori del Comitato Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, che domenica hanno perso la vita a Gaza, in un luogo dove — nonostante l’ingresso degli aiuti provenienti dall’Italia nell’ambito del progetto Food For Gaza, di cui siamo parte — il quadro resta gravissimo: l’accesso al cibo non è garantito a tutta la popolazione e le strutture sanitarie, le poche ancora attive, sono al collasso”.