Nelle sue lunghe comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo, Giorgia Meloni non ha nominato mai il suo amico, Donald Trump. Si è limitata genericamente a far riferimento all’attacco sferrato dagli Stati Uniti all’Iran nel fine settimana spiegando che “il Consiglio europeo si concentrerà sugli ultimi sviluppi in Medio Oriente, a partire dalla crisi che coinvolge Israele e Iran, aggravatasi in queste ultime ore, a seguito dell’attacco statunitense a tre siti nucleari iraniani”. Ma non può bastare.
Giorgia difende il suo amico Trump
Glielo hanno fatto notare il segretario di Più Europa Riccardo Magi prima: “Davvero Meloni vuole prendere in giro gli italiani nascondendo le responsabilità del suo principale alleato, con cui il nostro governo vanta di avere una relazione privilegiata?”.
E Riccardo Ricciardi del M5S: “Gli Usa hanno bombardato l’Iran, siamo qui oggi a discutere prevalentemente di questo, e lei presidente Meloni non ha avuto il coraggio di citare mai una volta Donald Trump in tutto il suo discorso”.
Infine la leader del Pd. “Lei è riuscita a fare la relazione senza nominare i responsabili, Trump e Netanyahu. Trump ha agito senza il consenso del congresso. Non possiamo prevedere la reazione dell’Iran, anche della Russia e della Cina. Le ripercussioni possono essere imprevedibili. Per fortuna che Trump, il suo amico, promise di mettere fine ai conflitti in 48 ore”, ha detto Elly Schlein.
E si guarda bene dal condannare Netanyahu
Nessuna parola di condanna infatti della premier a Israele (anche qui si guarda bene dal nominare Benjamin Netanyahu), salvo ammettere che “la legittima reazione di Israele a un insensato attacco sta assumendo forme drammatiche e inaccettabili”.
Talmente legittima che Meloni difende gli accordi con Tel Aviv. “Non siamo favorevoli alla sospensione degli accordi di collaborazione con Israele”, ha detto Meloni. Durissimo l’affondo di Giuseppe Conte del M5S.
L’affondo di Conte: staremo col fiato sul collo, per la pace e contro il riarmo
La premessa dell’ex premier è stata la seguente: “Credo che la sua politica sia viziata da grossi limiti, deleteri per il Paese. Lei non vuole pregiudicare i rapporti con l’establishment, con chi fa affari nei comparti della difesa. Lei confonde politica estera con ideologia. Agisce prioritariamente per difendere i suoi alleati politici. Per questo ha coperto per un anno e mezzo Netanyahu, un criminale autore di un genocidio”.
Per concludere con un avvertimento: a L’Aja – dove oggi inizia il vertice Nato con all’ordine del giorno l’aumento delle spese militari che l’Italia ha sposato – “saremo con il fiato sul collo su di lei perché”, ha spiegato Conte, “pensi finalmente al bene del Paese. O L’Europa pone fine alle guerre o le guerre porranno fine all’Europa”.
Meloni difende l’obiettivo Nato del 5% delle spese militari
Meloni ha infatti confermato la deriva bellicista del suo governo. La proposta aggiornata della Nato si traduce per tutti in un impegno al 3,5 per la Difesa e dell’1,5 per la Sicurezza. “Sono impegni importanti che l’Italia rispetterà. Non lasceremo l’Italia esposta debole e incapace di difendersi”, ha detto la premier.
Che ha insistito: “Mi piace molto una frase di Margaret Thatcher che diceva: ‘Non dimentichiamoci mai che il nostro stile di vita, i nostri valori e tutto quello che speriamo di raggiungere non sarà assicurato da quanto giuste siano le nostre cause ma da quanto è forte la nostra difesa’”.
Replica Schlein: “Pretendiamo parole di chiarezza sul futuro, dica chiaramente che l’Italia non si farà trascinare in nessuna guerra e né consentirà l’uso di basi per fornire sostegno ad una guerra che l’Italia e tutta la comunità internazionale devono impegnarsi a fermare”.
Ma Meloni si è limitata ad assicurare che non è stato chiesto l’uso delle basi, che comunque potranno essere usate solo con l’autorizzazione del governo e dopo un passaggio parlamentare.