La Corte Ue dei diritti umani contro il governo Meloni: vuole reinterpretare la Convenzione

Dopo la lettera di Meloni e altri otto Paesi contro la Corte, arriva la risposta del neo-presidente della Cedu

La Corte Ue dei diritti umani contro il governo Meloni: vuole reinterpretare la Convenzione

“La Corte europea dei diritti umani è forte dei 46 giudici che voi avete eletto, per la varietà dei loro profili, la ricchezza della loro esperienza, che fanno della convenzione europea dei diritti umani uno strumento vivente di cui l’Europa ha bisogno”. Così ieri il neo eletto presidente della Cedu, Mattias Guyomar, si è rivolto all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa durante il dibattito dedicato alla lettera firmata da Giorgia Meloni e altri otto capi di governo in cui si chiede una riflessione sulle posizioni della Corte sui immigrati.

Rivedere la Convenzione europea dei diritti dell’uomo

Nella missiva, sottoscritta anche da Austria, Belgio, Polonia, Repubblica Ceca, Lituania, Lettonia ed Estonia, gli otto capi di stato, di fatto, lamentavano l’impossibilità di prendere decisioni politiche in fatto di immigrazione, perché la Corte è sempre intervenuta per tutelare i migranti.

Tanto che Meloni e compagni proponevano una reinterpretazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, le cui maglie, a loro dire, troppo strette, bloccano le espulsioni dei cittadini stranieri criminali. Da qui il dibattito di ieri.

Il neo-presidente Cedu: “Giudici essenziali per la democrazia”

“Nel momento in cui si sviluppa un populismo anti-giudiziario, voglio dirvi che opporre i giudici alla democrazia è un controsenso assoluto”, ha continuato il neo-presidente della Cedu, “i giudici giocano un ruolo essenziale di supporto e protezione della democrazia”, ha dichiarato Guyomar. Che ha concluso l’intervento ricordando che dal 2021 l’assemblea ha eletto 22 dei togati della Corte: “Per i giudici della Cedu essere eletti da voi è un’insostituibile fonte di legittimità, è una garanzia democratica che ci conforta”.

Zampa: “Meloni mette in discussione i diritti umani”

Per la senatrice del Pd Sandra Zampa, vicepresidente della delegazione italiana, la lettera dei nove Paesi “mette in discussione i diritti umani e attacca di fatto la separazione dei poteri”. “L’Europa si è impegnata a riconoscere che i diritti fondamentali non sono concessioni discrezionali bensì garanzie imprescindibili da rispettare sempre”, ha detto Zampa intervenendo in assemblea, “e la separazione dei poteri resta la salvaguardia essenziale per la sopravvivenza della democrazia, come lo stesso segretario generale del Coe Berset ha ricordato quando, commentando l’iniziativa dei nove, ha sottolineato che in una società governata dallo Stato di diritto nessun organo giudiziario dovrebbe subire pressioni politiche e che le istituzioni che proteggono i diritti fondamentali non possono piegarsi ai cicli politici”.