Gli Usa bloccano le forniture, Ucraina vicina al collasso: Zelensky disperato chiede a Trump chiede di acquistare altre armi

Gli Usa bloccano le forniture, Ucraina vicina al collasso: Zelensky disperato chiede a Trump chiede di acquistare altre armi

Gli Usa bloccano le forniture, Ucraina vicina al collasso: Zelensky disperato chiede a Trump chiede di acquistare altre armi

Forti del vantaggio numerico sull’Ucraina e dello stop alle forniture militari degli Usa, le truppe di Vladimir Putin accelerano sensibilmente la loro avanzata sul territorio, incontrando sempre meno resistenza da parte dell’esercito di Kiev. Come fa sapere il ministero della Difesa di Mosca, nelle ultime 24 ore il Cremlino ha conquistato altri due villaggi, ossia Melovoye, nella regione nord-orientale di Kharkiv, e Razino, in quella orientale di Donetsk.

Un’offensiva poderosa, accompagnata da continui e martellanti raid, condotti con droni russi e missili, che stanno piegando l’Ucraina al punto che ormai si fa sempre più concreto il rischio di un collasso del fronte difensivo.

Gli Usa bloccano le forniture, Ucraina vicina al collasso: Zelensky disperato chiede a Trump chiede di acquistare altre armi

Una situazione disperata che ha spinto il leader di Kiev, Volodymyr Zelensky, a correre ai ripari con una serie di iniziative che, però, rischiano di concludersi in un nulla di fatto. La prima mossa del presidente ucraino è stata quella di valutare lo spostamento delle aziende ucraine che producono armi, droni e missili dal territorio dell’ex repubblica sovietica alla Danimarca, al fine di metterle al riparo dai raid russi. Sempre Zelensky, poi, si è appellato agli investitori statunitensi attivi nel suo Paese affinché utilizzino “la loro influenza” negli Usa, così da garantire la ripresa degli aiuti militari a Kiev, che sono letteralmente vitali per evitare una capitolazione.

“È importante per tutti noi in Ucraina che ognuno usi ora la propria influenza personale per raggiungere un risultato collettivo. Il continuo sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina, alla nostra difesa, al nostro popolo, è nel nostro interesse comune”, ha dichiarato Zelensky parlando alla nazione. Proprio nel tentativo di convincere gli investitori statunitensi, il presidente ucraino ha fatto notare come la sospensione delle forniture di difesa aerea impedisca di garantire “la protezione a tutte le aziende che operano nel nostro Stato”.

Di pari passo, come riporta Politico, ha dato il via ai preparativi per organizzare una telefonata con il presidente americano, Donald Trump, per discutere come continuare “a supportare la difesa ucraina”, sostanzialmente aprendo anche “all’acquisto” oneroso di armi statunitensi, visto come l’ultima carta per ingolosire il tycoon.

Il bluff del Pentagono

Del resto, la situazione è critica e nessuno crede alle parole del Pentagono, che nega di aver del tutto sospeso le forniture militari, sostenendo che si sta solo valutando come riuscire a conciliare i desiderata di Kiev con le necessità degli Usa di non lasciare sguarniti i propri magazzini. Peccato che a smentire questa ricostruzione siano proprio i media occidentali che, dati alla mano, sostengono l’esatto opposto. Infatti, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, una partita di sistemi difensivi anti-aerei – tra cui i missili Patriot, Stinger e Hellfire – era già presente sul territorio della Polonia e da qui, nei prossimi giorni, sarebbe dovuta arrivare a Kiev.

Tuttavia, sempre secondo il quotidiano americano, il trasferimento è “stato completamente bloccato”, con i sistemi d’arma che potrebbero addirittura ritornare negli Stati Uniti. Del tutto simile quanto riporta The Economist, secondo cui “le forniture militari statunitensi all’Ucraina sono del tutto cessate, comprese le munizioni e i ricambi”, perché l’amministrazione Trump starebbe cercando “il modo di spingere l’Ucraina a fare concessioni in sede negoziale” con gli Stati Uniti.

Mosca esulta per la decisione degli Usa di cessare il supporto a Kiev

Quel che è certo è che la situazione sta favorendo Putin, che può ampliare le conquiste territoriali con crescente facilità e può permettersi di prendere in giro il mondo intero dicendo di volere la pace, salvo poi fare di tutto per impedirla. A riprova di ciò, ci sono le parole del suo portavoce, Dmitry Peskov, che con faccia di bronzo ha dichiarato che per il Cremlino “non ci sono intoppi o impedimenti” per dare il via al terzo round di negoziati per la pace, aggiungendo però che “bisogna semplicemente completare tutte le procedure di approvazione” e solo a quel punto si potrà parlare “della data” del nuovo incontro tra le delegazioni dei due Paesi.

Ma non è tutto. Sempre Peskov ha poi concluso il suo intervento affermando di “non voler discutere pubblicamente del contenuto del memorandum russo”, in cui sono presenti le richieste per concludere il conflitto, aggiungendo che, del resto, al momento “non abbiamo ancora nemmeno esaminato” tale documento “con la parte ucraina”.