La tregua a Gaza è a un passo ma Israele non ferma le bombe che devastano la Striscia

La tregua a Gaza è a un passo ma Israele non ferma le bombe sulla Striscia. Atteso in giornata l'ok di Hamas per il cessate il fuoco

La tregua a Gaza è a un passo ma Israele non ferma le bombe che devastano la Striscia

Da un lato, si fanno sempre più insistenti – e convincenti – le voci su un possibile accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza; dall’altro, l’esercito israeliano continua ad aumentare l’intensità e il numero dei bombardamenti – causando anche gli inevitabili quanto presunti crimini di guerra – ai danni della popolazione palestinese. La buona notizia è senza dubbio quella relativa ai negoziati per una proposta di tregua, mediata da Qatar ed Egitto, già accettata da Israele e su cui, forse già oggi, potrebbe arrivare anche il via libera di Hamas.

A riferirlo è il quotidiano saudita Asharq News, secondo cui il movimento islamista palestinese avrebbe espresso “soddisfazione per la nuova proposta di accordo”, su cui – sempre secondo il quotidiano – in serata dovrebbe arrivare ufficialmente l’ok definitivo. Secondo quanto riportano numerosi media, la proposta – accogliendo le richieste del movimento palestinese – prevedrebbe precise rassicurazioni sul fatto che entrambe le parti non potranno riprendere i combattimenti fintanto che i negoziati saranno in corso.

I dettagli dell’accordo di cessate il fuoco tra Hamas e Israele

A garantire ciò sarebbe il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che dovrebbe annunciare l’accordo una volta approvato da entrambe le parti, assicurando che venga attuato senza se e senza ma. Stando a quanto riferisce l’emittente egiziana Al-Rad, che ha pubblicato alcuni dettagli provenienti da fonti attendibili, l’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza prevederebbe il rilascio di dieci ostaggi vivi e dei corpi di diciotto deceduti nel corso dei sessanta giorni di tregua. Il primo giorno dovrebbero essere rilasciati otto ostaggi vivi; il settimo giorno cinque corpi; il trentesimo giorno altri cinque corpi; il cinquantesimo giorno altri due ostaggi vivi e, infine, il sessantesimo giorno otto corpi. Inoltre, il decimo giorno Hamas dovrà fornire informazioni e referti medici sugli ostaggi ancora in vita, ottenendo in cambio da Israele analoghe informazioni sui detenuti palestinesi.

Ma non è tutto. Contestualmente al rilascio dei primi otto ostaggi, le Forze di Difesa Israeliane (Idf) inizierebbero il loro ritiro dalle aree nel nord di Gaza, mentre per lasciare anche le aree nel sud della Striscia bisognerà attendere il settimo giorno del cessate il fuoco. L’accordo prevede anche il ripristino integrale “del meccanismo Onu di distribuzione degli aiuti umanitari”, così da “garantire un approvvigionamento ininterrotto” volto ad alleviare le sofferenze della popolazione civile palestinese.

Non si fermano morti e crimini di guerra a Gaza

Insomma, questa volta la tregua sembra davvero a un passo. A rischiare di far saltare il banco restano però le dichiarazioni muscolari di Benjamin Netanyahu, che ha ribadito come “Hamas presto non esisterà più, libereremo tutti i nostri ostaggi ed elimineremo il movimento palestinese fino alle sue fondamenta”, e i bombardamenti dell’Idf, che continuano a seminare morte e distruzione nella Striscia di Gaza. Soltanto nelle ultime 24 ore, i raid israeliani hanno causato la morte di almeno 94 civili, 45 dei quali stavano cercando di ottenere aiuti umanitari.

Le bombe hanno colpito soprattutto le tende degli sfollati nella zona di Musawi, dove sarebbero morte 15 persone, e una scuola a Gaza City che ospitava sfollati, in cui avrebbero perso la vita altri 12 civili. Una barbarie quotidiana finita al centro di un’indagine del Guardian, che ha accusato Israele di “crimini di guerra”, sostenendo che nel bombardamento di un bar – avvenuto a inizio settimana e costato la vita a una trentina di persone – sarebbe stata utilizzata “una bomba da 230 kg, potente e indiscriminata, che genera un’onda d’urto massiccia e sparpaglia schegge su un’ampia area”.

Accuse analoghe arrivano anche da Politico, che in una dettagliata inchiesta giornalistica ha dimostrato che le guardie di sicurezza statunitensi, assunte per proteggere i punti di distribuzione degli aiuti a Gaza, starebbero impiegando munizioni vere, granate stordenti e spray al peperoncino contro civili palestinesi disperati in cerca di cibo. Una strage quotidiana che, se tutto andrà come si spera, potrebbe finalmente finire con l’accettazione della tregua da parte di Hamas.