Tripoli, nuova fiammata di violenza a ovest della capitale: scontri tra fazioni armate del Ministero dell’Interno

Tripoli, nuova fiammata di violenza a ovest della capitale: scontri tra fazioni armate del Ministero dell’Interno

Tripoli, nuova fiammata di violenza a ovest della capitale: scontri tra fazioni armate del Ministero dell’Interno

All’alba di oggi, la parte occidentale di Tripoli, capitale della Libia, è stata teatro di nuovi scontri armati tra gruppi rivali, entrambi formalmente affiliati al Ministero dell’Interno del Governo di Unità Nazionale (GUN), guidato dal premier Abdul Hamid Dabaiba. Le tensioni si sono concentrate nei pressi delle aree di Rigata e Ghiran, a ovest di Tripoli, aggravando un clima già segnato da instabilità e rivalità interne alle forze governative.

Secondo quanto riferiscono media locali, i combattimenti hanno coinvolto milizie di Janzour e gruppi legati al Servizio di Sicurezza Generale, diretto da Abdullah al-Tarabulsi, noto con il soprannome di Al-Farawla, fratello del ministro dell’Interno in carica, Imad al-Tarabulsi.

Nonostante un apparente cessate il fuoco riportato nelle ultime ore, la situazione rimane tesa e instabile: nelle zone di Rigata e Ghiran prosegue infatti una massiccia mobilitazione militare, che lascia temere una possibile ripresa degli scontri.

Tripoli, nuova fiammata di violenza a ovest della capitale: scontri tra fazioni armate del Ministero dell’Interno

Il nuovo episodio di violenza armata avviene in un contesto già compromesso da frequenti scontri tra milizie rivali, anche all’interno delle stesse istituzioni di sicurezza. Una mancanza di coordinamento sul campo e le ambiguità nei rapporti di comando continuano a ostacolare qualsiasi tentativo di stabilizzazione nella capitale libica, dove il potere effettivo resta fortemente frammentato.

Le tensioni odierne rappresentano solo l’ultimo segnale di un deterioramento progressivo della sicurezza nella Tripoli post-rivoluzionaria, dove l’autorità centrale fatica a imporsi su gruppi armati che agiscono spesso in autonomia, pur rientrando formalmente sotto l’ombrello del governo riconosciuto a livello internazionale.

La situazione è sotto osservazione anche da parte della comunità internazionale, che da tempo sollecita una riforma del settore della sicurezza e il disarmo delle milizie, prerequisiti indispensabili per qualsiasi processo elettorale e di riconciliazione nazionale in Libia.