Scambio di accuse tra Putin e Zelensky, la pace in Ucraina resta lontana

Putin e Zelensky si rimpallano le responsabilità sui mancati progressi nei negoziati di pace. E Trump si prepara a vendere armi all'Ucraina

Scambio di accuse tra Putin e Zelensky, la pace in Ucraina resta lontana

Passano i mesi, ma la promessa del presidente americano Donald Trump di riportare rapidamente la pace tra Ucraina e Russia appare sempre più irrealistica. Nonostante diverse telefonate con il leader del Cremlino, Vladimir Putin, il tycoon sembra ormai rassegnato a un conflitto destinato a durare ancora a lungo. Lo ha lasciato intendere lui stesso in un’intervista alla rete Nbc News, dichiarando di essere “molto deluso dalla Russia, ma vedremo cosa succederà nelle prossime settimane”. Lo stesso ha poi aggiunto – senza però fornire dettagli – che “lunedì farò una dichiarazione importante sulla Russia”, precisando che si tratterà di “una piccola sorpresa”.

Parole che, secondo diversi media statunitensi, non farebbero riferimento a una possibile tregua ma si riferirebbero alla speranza che il Senato americano approvi un provvedimento che gli consentirebbe, qualora lo ritenesse necessario, di “attivare sanzioni più dure contro la Russia”.

A confermare quanto la pace sia ancora lontana è anche un’indiscrezione riportata da Reuters, secondo cui il presidente sarebbe pronto a usare, per la prima volta dal suo secondo insediamento, “i poteri di emergenza conferitigli in virtù del suo ruolo” per inviare munizioni all’Ucraina. Si tratterebbe di una prima tranche di aiuti militari dal valore stimato di 300 milioni di dollari.

Ma non è tutto. Il progetto di Trump, secondo quanto riferito alla Nbc News, è quello di “inviare sempre più armi americane a Kiev”, che verrebbero pagate “dalla NATO”. Inoltre, secondo quanto riporta Axios, la Casa Bianca starebbe valutando anche la fornitura – sempre tramite il Patto Atlantico – di armi non solo difensive, ma anche offensive, così da permettere all’Ucraina di colpire la Russia “in profondità” e costringerla a più miti consigli.

Putin e Zelensky si rimpallano le responsabilità sui mancati progressi nei negoziati di pace

Insomma tutto lascia pensare che per arrivare al cessate il fuoco occorrerà ancora tempo. Questo perché la Russia, probabilmente incoraggiata dall’avanzata lungo il fronte, non sembra intenzionata ad accelerare i negoziati di pace. Anzi, appare determinata a prendersi altro tempo per consolidare le conquiste territoriali.

A ribadire questa posizione è stato il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, durante un incontro a Kuala Lumpur, a margine del vertice Asean, con il segretario di Stato americano Marco Rubio.

Parlando con i giornalisti, Lavrov ha riferito di aver “affrontato con Rubio la situazione in Ucraina”, ribadendo “la posizione delineata dal presidente Putin”, secondo cui la pace “è possibile, ma deve tenere conto della situazione sul campo di battaglia”.

Lavrov ha inoltre ricordato le linee rosse di Mosca per giungere a un accordo, tra cui la ferma opposizione a qualsiasi ipotesi di truppe europee sul territorio ucraino, anche solo con compiti di peacekeeping: “Lo schieramento di contingenti militari stranieri vicino alle nostre frontiere è per noi inaccettabile”.

Poi il ministro russo, replicando al Cancelliere tedesco Friedrich Merz che aveva parlato di “esaurimento delle possibilità diplomatiche per porre fine al conflitto ucraino”, ha ribadito che “la Russia non rappresenta alcuna minaccia per l’Europa” e “se Merz pensa che le possibilità pacifiche siano esaurite, allora ha deciso di dedicarsi completamente alla militarizzazione della Germania, a spese dei suoi cittadini, con il solo scopo di tornare a sfilare con slogan nazisti contro una minaccia che non esiste”.

Kiev chiede aiuto a Washington e Bruxelles

Quel che è certo è che la situazione resta ingarbugliata, e il prolungato stallo nei negoziati di pace preoccupa la comunità internazionale. Mancati progressi diplomatici che per il Cremlino sono causati “dall’Ucraina che ancora non ha indicato alcuna data utile per nuovi colloqui” e di fatto starebbe tenendo in ostaggio le trattative di pace.

A rispondere per le rime è stato il presidente Volodymyr Zelensky, che ha raccontato un’altra storia: “Se vogliamo ottenere risultati seri e porre fine alla guerra, l’incontro a tre con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e quello russo, Vladimir Putin, è necessario e deve essere preparato con cura”. “Abbiamo bisogno di garanzie al tavolo dei negoziati, non solo parole”, ha aggiunto Zelensky, chiedendo maggiore supporto diplomatico agli alleati.

In attesa di sbloccare i negoziati, il leader ucraino ha poi insistito sulla necessità di “imporre sanzioni ancora più dure per piegare Mosca” e di aumentare le forniture di difese anti-aeree.

“Con il presidente Trump stiamo avendo un dialogo positivo sui Patriot”, ha dichiarato, rivelando che l’Ucraina ha “chiesto 10 sistemi missilistici, con un volume di munizioni adeguato per renderli operativi”. A finanziare l’operazione, conclude il leader ucraino, sarebbero “la Germania pronta ad acquistarne due, la Norvegia quattro” mentre, per i restanti, “altri partner europei potrebbero aggiungersi alla cordata” così da rafforzare la sicurezza dell’Ucraina e dell’Unione europea.