Per Giancarlo Giorgetti l’economia italiana fornisce “segnali positivi”, con una crescita ritenuta robusta e un’occupazione da record, oltre che dati “confortanti per l’inflazione”. Ma, come spesso accade, passano solo pochi minuti e arriva la realtà, beffarda, a smontare la narrativa del governo. Stavolta ci pensa l’ultimo bollettino economico della Banca d’Italia a dire la verità, parlando di una corsa dell’occupazione che rallenta, di una dinamica salariale indebolita e di un Pil praticamente fermo. Un quadro ben diverso da quello tratteggiato da Giorgetti.
Occupazione e Pil rallentano: il bollettino della Banca d’Italia
Bankitalia mette in fila una serie di preoccupazioni sull’economia italiana, a partire da quelli riguardanti l’occupazione. Nel primo trimestre del 2025 il numero di occupati è salito dello 0,7% rispetto al periodo autunnale, con un aumento anche delle ore lavorate nei servizi e nelle costruzioni, ma non nella manifattura, dove invece cresce il ricorso agli strumenti di integrazione salariale. Ma questa non è l’unica cattiva notizia. Si aggiunge per esempio il fatto che l’andamento delle retribuzioni contrattuali si è mantenuto superiore all’inflazione, ma in termini reali restano al di sotto dei livelli del 2021. Infine, il secondo trimestre di quest’anno non sembra portare buone notizie, con il numero degli occupati che è sì salito, ma in misura più limitata, mentre la dinamica salariale si è persino indebolita.
Non va meglio sul fronte della crescita, con il Pil che è cresciuto dello 0,3% nel primo trimestre, ma ben al di sotto della media europea. Nonostante qualche segnale positivo per la manifattura, il settore resta esposto “all’instabilità del contesto internazionale”. E così nel secondo trimestre la crescita ha rallentato (anche per consumi fermi e investimenti al palo) e secondo le proiezioni della Banca d’Italia si fermerà allo 0,6% in tutto il 2025, seguito da un +0,8% nella media del biennio successivo. Anche solo l’1% è pura utopia, nonostante il ministro dell’Economia esulti per molto meno. Incide, di certo, anche il contesto internazionale, ma è pur vero – come sottolinea Bankitalia – che l’economia dell’area dell’euro è cresciuta oltre le attese nel primo trimestre, per poi indebolirsi nel secondo. Ma per l’Italia il dato era già inferiore a inizio anno.
Una spinta alla crescita italiana potrebbe arrivare da un aumento dei consumi che, però, per il momento non accelerano. Anzi, nel primo trimestre la spesa delle famiglie è cresciuta in misura contenuta. E sembra che le cose non siano andate meglio neanche se si vanno a guardare le stime dei mesi primaverili. Non bastano, quindi, neanche la crescita dell’occupazione e delle retribuzioni a sostenere i consumi. Anche perché la fiducia dei consumatori risente del clima di incertezza globale, mantenendo “elevata la propensione al risparmio”, si sottolinea nel bollettino. Nel quale si spiega che l’incertezza ha causato una risalita del tasso di risparmio “su livelli superiori alla media dello scorso anno”. La ripartenza e i segnali positivi sono pura utopia.