Altro che lavoro record, salari crollati del 9% dal 2019

La conferma è contenuta nel Rapporto annuale dell'Inps e arriva a pochi giorni dalla doccia fredda dell'Ocse

Altro che lavoro record, salari crollati del 9% dal 2019

Meno di dieci giorni fa l’Ocse ha certificato – ancora una volta – che i salari reali italiani sono quelli che crescono meno rispetto al pre-Covid. I salari reali hanno recuperato i livelli pre-Covid solo in 19 Paesi su 35. E tra questi non c’è l’Italia.

Addirittura rispetto al quarto trimestre del 2019 il calo è del 6,9%, un dato che piazza l’Italia al terzultimo posto, davanti solamente a Repubblica Ceca e Svezia.

La doccia fredda dell’Inps

Ieri è toccato all’Inps certificare che, alla faccia dei record sbandierati dal governo sull’occupazione, gli stipendi sono fermi al palo e sono stati rosicchiati in questi anni dall’inflazione.

Le retribuzioni contrattuali tra il 2019 e il 2024 sono cresciute dell’8,3% a fronte di un aumento dei prezzi nei cinque anni del 17,4% e hanno quindi perso oltre nove punti percentuali di potere d’acquisto: è quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Inps che sottolinea però come grazie agli interventi sulla fiscalità e i contributi le retribuzioni nette abbiano perso meno punti sul potere d’acquisto.

Fatto 100 il valore medio del 2019, spiega l’Inps a proposito delle retribuzioni, si arriva nel 2024 a 108,3.

Gli aumenti salariali sono stati rosicchiati dall’Inps

Per le retribuzioni contrattuali – si legge – si evidenzia dunque un vistoso disallineamento con l’inflazione che si approfondisce soprattutto nel 2022, quando l’inflazione sale di oltre 8 punti mentre le retribuzioni contrattuali di poco più di 1 punto; questa dinamica si rafforza ulteriormente nel 2023 (inflazione +5,7%, retribuzioni contrattuali +2,9%). Nel 2024 ha luogo un modesto recupero: le retribuzioni contrattuali salgono di 3 punti a fronte di un’inflazione di 1 punto. L’effetto cumulato di questi andamenti, dal 2019 al 2024, genera una distanza tra indice delle retribuzioni contrattuali e indice dell’inflazione che si misura alla fine, appunto, in oltre nove punti.

Conte (M5S): inspiegabile il no del governo al salario minimo

“Ricordate il ‘carrello tricolore di Meloni? No, esatto. Nessuno se ne è accorto. Una misura fallimentare che non ha minimamente aiutato le famiglie. Ora si stima un ulteriore aggravio di 320 euro l’anno a famiglia solo per mangiare e bere”, ha scritto sui social il leader dei 5 stelle, Giuseppe Conte.

“A giugno – ha osservato – il carrello della spesa è aumentato ancora con aumenti anche oltre il 4% sui principali prodotti alimentari come carne, pesce e verdure. Tutto mentre le famiglie continuano a perdere potere d’acquisto: rispetto a cinque anni fa le retribuzioni contrattuali fanno segnare -9%. Lo stipendio si restringe con le spese che aumentano a dismisura”.

“Che fine hanno fatto – ha chiesto ancora Conte – i 1.000 euro con un click? La realtà è che al Governo sanno dire solo ‘no’ alle nostre proposte contro il carovita: dal salario minimo all’integrazione per i cassintegrati, passando per la riduzione delle tasse al ceto medio da finanziare con i proventi miliardi dei colossi del web a cui Meloni, invece, le tasse vuole tagliarle. Hanno tali e tante premure per banche e lobby delle armi che per loro i cittadini ai loro occhi rimangono totalmente invisibili”.