Mentre la destra celebra la “Giornata storica per la giustizia”, con l’ok del Senato alla separazione delle carriere e la riforma carceraria, abbiamo chiesto a Rocco Maruotti, segretario dell’Anm un punto sullo scontro ormai quotidiano che divide esecutivo e giudici.
Maruotti, tra separazione delle carriere, l’attacco ai magistrati di Milano, l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione ecc…, sembra che non ci sia proprio possibilità di pace tra la Magistratura e il governo… Partiamo dalla riforma, sperate ancora in un cambio in corsa o l’esecutivo vi pare determinato?
“È evidente che il governo non ha mai avuto alcuna reale intenzione di confrontarsi sul merito della riforma, neppure in Parlamento con le altre forze politiche. Persino le audizioni sono state una farsa, visto che non sono servite a cambiare neanche una virgola del testo portato in aula dal Ministro Nordio, nonostante lui stesso abbia ripetuto più volte che si tratta di una riforma che presenta criticità. Il metodo che è stato scelto per approvarla farà passare questa revisione della Costituzione come la più divisiva della storia repubblicana”.
Come vi state preparando per l’eventuale referendum?
“Il referendum non è più una eventualità ma una certezza. Eppure un governo che avesse avuto a cuore le istituzioni di questo Paese avrebbe fatto di tutto per evitare un referendum che si risolverà in un sondaggio sulla magistratura e sul governo, vista anche la politicizzazione che ne stanno facendo, anche in queste ore, importanti esponenti politici dei partiti di maggioranza. Mi riferisco, ad esempio, a quanti stanno dedicando questo risultato al fondatore di Forza Italia e alle dichiarazioni della premier Giorgia Meloni, che ha sempre considerato questa riforma come un obiettivo politico, al di là del merito e degli effetti che la stessa produrrà. Anzi forse sono proprio gli effetti inconfessabili il vero obiettivo che si vuole raggiungere con questa riforma”.
Ieri la premier ha intimato al ministro Nordio di limitare le esternazioni, basterà per avere almeno una tregua?
“Il Ministro Nordio non perde occasione per esternare, sempre più chiaramente, l’unico vero obiettivo di questa riforma, che è quello di limitare l’indipendenza della magistratura rispetto al potere esecutivo. Ne sono prova le dichiarazioni degli ultimi giorni e non credo che il monito della premier sortirà effetti, visto che non è la prima volta che l’invito ad una maggiore continenza verbale viene disatteso dal Ministro”.
Leggi bavaglio alla stampa, freno alle attività investigative; interventi sull’iscrizione nel registro degli indagati; cancellazione dei reati della Pa, sentenze di assoluzione, di fatto il governo sta ridisegnando la struttura della giustizia in Italia. Siete preoccupati dalla direzione verso la quale si sta andando?
“L’elenco che lei ha fatto parla da solo e credo che in nessuna democrazia avanzata si possa essere contenti di riforme di questo tipo che segnano una netta involuzione, altro che “rivoluzione copernicana” di cui parla oggi il Viceministro Sisto!”.
Ancora due giorni fa come Anm siete stati costretti a intervenire in difesa del pool di magistrati di Milano che indaga sull’urbanistica… Ormai è una costante.
“Credo che ormai sia chiaro a tutti che l’opera di delegittimazione della magistratura portata avanti dal governo fa parte del disegno revisionista dell’equilibrio tra i poteri dello Stato. Pur di vincere al referendum il governo è disposto ad annientare la magistratura e fare strame della Costituzione”.
Con Tangentopoli i magistrati erano considerati eroi. Oggi crede che l’opinione pubblica abbia cambiato percezione su di voi?
“Da quella esperienza, che ha segnato non tanto il momento di massimo consenso della magistratura, quanto quello in cui gli italiani hanno preso consapevolezza del fatto che, come ebbe a dire Bettino Craxi, buona parte del finanziamento politico era irregolare o illegale, sono passati più di trent’anni. Da allora la società italiana è cambiata molto, ma la magistratura di oggi è la stessa che ha consentito a questo Paese di uscire indenne dagli attacchi al cuore della democrazia portati dalla mafia e dal terrorismo. E di questo dovremmo fare memoria”.
Qual è l’accusa – tra le tante che vi muove il governo – che la fa più arrabbiare?
“Ci sarebbe l’imbarazzo della scelta, ma l’accusa che trovo davvero più inaccettabile è quella secondo cui i magistrati decidono sulla base di condizionamenti politico-ideologici, perché questo mina alle basi l’essenza stessa della giurisdizione. Ma la strumentalità di questa accusa è dimostrata dal fatto che viene da quella stessa politica che mira, con questa riforma, a controllare la magistratura”.