Gli scontri armati tra Thailandia e Cambogia al confine continuano per il secondo giorno consecutivo, con un bilancio sempre più drammatico. Secondo quanto riferito dal Ministero della Sanità thailandese, sono almeno 15 le vittime e 46 i feriti tra i cittadini thailandesi. La maggior parte dei colpiti sono civili. Il dato segna un incremento rispetto al bilancio precedente, che parlava di undici morti e 28 feriti.
La situazione sul terreno si fa sempre più tesa, al punto che il primo ministro ad interim thailandese, Phumtham Wechayachai, ha lanciato un allarme senza precedenti: “Se la situazione dovesse degenerare, potrebbe sfociare in una guerra”, ha dichiarato ai giornalisti a Bangkok. “Per ora rimane limitata agli scontri, ma il rischio è reale”.
Migliaia di evacuati lungo il confine
L’escalation militare ha già provocato l’evacuazione di oltre 138.000 civili dalla zona di confine da parte delle autorità thailandesi. Secondo il Ministero della Salute, 428 persone ricoverate negli ospedali locali sono state trasferite in aree sicure. Sul fronte cambogiano, le autorità hanno confermato l’evacuazione di 1.500 famiglie dalla provincia di Oddar Meanchey, una delle aree più colpite dai combattimenti.
La comunità internazionale segue con crescente preoccupazione lo sviluppo della crisi. Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha esortato entrambe le parti a mostrare moderazione e a risolvere le tensioni attraverso il dialogo. Lo ha riferito il vice portavoce dell’Onu, Farhan Haq, sottolineando l’urgenza di un intervento diplomatico. Nelle prossime ore, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu dovrebbe convocare una riunione d’emergenza per discutere la crisi in corso tra Thailandia e Cambogia.
Tra Thailandia e Cambogia una crisi dal potenziale esplosivo
Quella che è iniziata come una serie di scaramucce locali rischia di trasformarsi in un conflitto di più ampia portata. Le parole di Phumtham Wechayachai rappresentano un chiaro segnale di allarme: la guerra tra Thailandia e Cambogia non è più un’ipotesi remota, ma una possibilità concreta se non verranno adottate contromisure diplomatiche.