Archiviata la pratica “dazi alla Ue”, con una sonora vittoria, il presidente Donald Trump si trova ora ad affrontare uno dei suoi più grandi fallimenti: la fine del conflitto in Ucraina. Ma, mentre nel Vecchio Continente la sua voce si fa legge, con l’omologo Vladimir Putin i rapporti di forza sono tutt’altro che sbilanciati. Così ogni sua azione, fino a oggi, si è rivelata un fallimento.
“Deluso da Putin”
Comprensibile quindi che ieri abbia perso le staffe: “Putin mi ha deluso. Non mi interessa più parlare con Putin. Alla Russia 12 giorni per la tregua”, ha tuonato il tycoon dopo l’incontro col primo ministro britannico Keir Starmer. “Fisserò una nuova scadenza di 10-12 giorni per trovare una soluzione alla guerra in Ucraina”, ha spiegato Trump, “non mi interessa più parlare con Putin”, ha dichiarato Trump con tono perentorio, spiegando di aver già tentato invano una via diplomatica. “Abbiamo avuto colloqui franchi, ma dopo ogni incontro lui riprendeva a bombardare. Non è questo il modo di agire”.
Dodici giorni di tempo poi scatteranno le sanzioni
Il presidente ha poi confermato che, una volta scaduta la nuova finestra temporale, verranno imposte alla Russia sanzioni o tariffe secondarie. Un cambio di tono netto rispetto ai tentativi di mediazione precedenti, che avevano previsto 50 giorni di tempo per un accordo. Ora Trump si dice convinto che quella fase sia chiusa: “Conosco già la risposta di Putin”, ha ammesso, “sono deluso, pensavo si potesse negoziare qualcosa. Forse succederà ancora, ma è molto tardi”. Parole naturalmente apprezzate da Kiev. “Grazie al presidente Trump per aver dato un messaggio chiaro di pace attraverso la forza. Quando l’America guida con determinazione, gli altri ci pensano due volte”, ha scritto sui social il consigliere presidenziale Andriy Yermak.
E Mosca rilancia le sue richieste per la pace
Dal canto suo Mosca, che si prepara a festeggiare l’anniversario della vittoria sul Giappone, ha dettato le sue condizioni per la pace per bocca del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov: niente ingresso dell’Ucraina nella NATO, nessuna ulteriore espansione dell’Alleanza, riconoscimento delle regioni annesse – Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson e la Crimea – come territori russi.
Intanto Putin sente discute con Netanyahu di Iran
Intanto ieri Putin ha discusso telefonicamente della situazione in Medioriente con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e si è espresso a favore di una risoluzione pacifica dei conflitti nella regione. Lo ha riferito l’ufficio stampa del Cremlino. “Sono stati esaminati diversi aspetti della situazione di tensione in Medio Oriente”, si legge in una nota, “da parte russa è stata ribadita la posizione immutabile a favore di una risoluzione esclusivamente pacifica dei problemi e dei conflitti esistenti nella regione”. “Vladimir Putin, in particolare, ha sottolineato l’importanza di sostenere l’unità, la sovranità e l’integrità territoriale della Repubblica araba siriana”, continua la nota, “rafforzando la sua stabilità politica interna attraverso il rispetto dei diritti e degli interessi legittimi di tutti i gruppi etnico-confessionali della popolazione”.
Possibile faccia a faccia Trump-Putin in Cina
Tuttavia, nonostante il gelo diplomatico, il Cremlino non esclude del tutto un possibile faccia a faccia tra Putin e Trump. Secondo il portavoce Dmitry Peskov, un incontro potrebbe avvenire a settembre in Cina, in occasione delle celebrazioni per l’anniversario della fine della Seconda guerra mondiale. “Se entrambi saranno presenti nella stessa città, non si può escludere un incontro”, ha dichiarato, pur precisando che finora non è stata avviata alcuna iniziativa in tal senso.