Temporeggia, minimizza e intanto non offre nessuna soluzione per le imprese. Di fronte ai dazi al 15% il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è costretto a replicare, durante il question time alla Camera. Lo fa, però, fornendo ben poche informazioni utili. E continuando a dire che l’accordo è meglio di una guerra commerciale. Va bene così, quindi. Anche se lui stesso ammette che l’impatto dei dazi al 15% sul Pil italiano sarà di 0,5 punti percentuali nel 2026. Che, andando a guardare gli ultimi dati sulla crescita, vuol dire azzerarla. Questo, per Giorgetti, è il “calo massimo cumulato”, a cui farà seguito un “graduale recupero”. Ma intanto l’impatto su imprese e famiglie è inevitabile, con oltre 100mila posti di lavoro a rischio, secondo diverse stime.
Per il momento, comunque, il ministro non si sbilancia, sostenendo che una proiezione più dettagliata sarà possibile solo quando l’accordo sarà definito in ogni suo aspetto. Ma proprio questa incertezza fornisce una giustificazione a Giorgetti e al governo, colti evidentemente impreparati e per nulla pronti a reagire ai dazi imposti dall’accordo tra Usa e Ue. Per il ministro dell’Economia, infatti, ora è “prematuro” parlare di iniziative per contrastare gli effetti delle tariffe: “Una valutazione complessiva a oggi non si può trarre”. E così anche gli aiuti promessi alle imprese negli scorsi mesi sono già scomparsi. Eppure lo stesso Giorgetti aveva detto – come ricorda lui stesso – che si poteva trovare un accordo “non molto lontano dal 10%” sui dazi. Pur avendolo previsto, però, nulla è stato fatto finora. E così il governo continua a minimizzare: “Il 15% contiene i dazi base che già esistevano del 4,9%, quindi la differenza tra il 15% e il 4,9 fa quasi 10, però questo da ragioniere non da ministro dell’Economia”.
Gli aiuti contro i dazi sono spariti dai radar
Intanto gli aiuti alle imprese sono diventati un argomento tabù per il governo. La vicepresidente del Movimento 5 Stelle, Chiara Appendino, ricorda come quattro mesi fa Giorgia Meloni abbia promesso alle imprese aiuti per 25 miliardi: “Oggi Giorgetti ci dice che non solo non stanzieranno quei 25 miliardi, ma ancora non interverranno in alcun modo”. La verità, per Appendino, è che “il governo si è nascosto dietro a promesse mai mantenute, lasciando migliaia di imprese italiane sole e senza rete: mentre Giorgetti gioca con i numeri, le aziende muoiono”.
Di promesse non mantenute parla anche la presidente dei deputati di Italia Viva, Maria Elena Boschi, ricordando i 25 miliardi di aiuti garantiti alle imprese italiane. Risorse che sono però diventate “soldi del Monopoli: promessi ad aprile e mai visti”. Giorgetti – prosegue Boschi – “oggi ci ha spiegato che quei 25 miliardi in realtà non ci sono. Allora lo chiediamo chiaramente: quando arriveranno? Se arriveranno? E con quali coperture? Nel frattempo, l’Italia dovrà trovare miliardi di euro per far fronte agli accordi dell’Europa sui dazi per l’acquisto di armi ed energia Usa. E Meloni si presenta a Bruxelles come testimonial del sovranismo a stelle e strisce”.
Il fronte europeo
Mentre in Italia il governo tenta solo di minimizzare l’impatto dei dazi, in Europa continua a regnare la confusione. Che l’accordo non piaccia a molti è ormai cosa nota. E tra i più agguerriti c’è di certo la Francia. Tanto che il presidente, Emmanuel Macron, ha criticato duramente Bruxelles, sostenendo che durante i negoziati l’Ue “non è stata temuta abbastanza”. Secondo Macron, “per essere liberi, bisogna essere temuti: non siamo stati abbastanza temuti”. Il presidente ribadisce che Parigi ha sempre tenuto una posizione ferma ed esigente e che continuerà a farlo perché “questa non è la fine della storia, non ci fermeremo”. Bruxelles, intanto, vuole congelare i contro-dazi per un periodo iniziale di sei mesi (dal 4 agosto), per poi decidere se abbreviare la sospensione nel caso in cui sia necessario.