A Gaza sarà una “piena occupazione”. La conferma è arrivata ieri a conclusione della riunione ristretta del gabinetto di sicurezza di Israele, tenuta nell’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu. Secondo quanto riferito dal quotidiano “The Jerusalem Post“, “la direzione è quella di andare verso la piena occupazione” di Gaza. Tuttavia il primo ministro israeliano dovrà sottoporre la decisione di occupare la Striscia all’approvazione del governo probabilmente giovedì.
Alla riunione – presieduta da Netanyahu – erano presenti tra gli altri il ministro della Difesa Israel Katz e il capo dell’Idf, Eyal Zamir. Nella Striscia “c’è ancora bisogno di completare la sconfitta del nemico, di liberare tutti i nostri ostaggi e di garantire che non rappresenti più una minaccia per Israele”, ha commentato Netanyahu, per il quale a oggi “vengono arruolate più truppe che mai”.
Ma il capo dell’Idf, Zamir, è contrario al piano di Bibi
Un ottimismo utile a mascherare i forti contrasti presenti nel gabinetto di guerra, dove i vertici dell’Idf, a partire da Zamir, hanno espresso forte contrarietà al piano di occupazione. Per i militari, infatti, la strategia metterebbe in pericolo la vita degli ostaggi israeliani, isolerebbe ulteriormente Israele e costringerebbe i soldati a gestire una popolazione in cui sono ancora presenti combattenti di Hamas. Due giorni fa fonti dell’ufficio di Netanyahu avevano fatto trapelare la posizione del premier: “Se il capo dell’esercito non è d’accordo sull’operazione, non può che dimettersi”.
Scontro Israele-Polonia per le parole di Tusk
Sul piano internazionale Israele risulta sempre più isolato: ieri il ministero degli Esteri israeliano ha convocato l’ambasciatore polacco a Tel Aviv, per protestare contro le dure dichiarazioni del primo ministro polacco, Donald Tusk, il quale aveva accusato politici israeliani di causare la fame nella Striscia di Gaza.
Domenica il premier polacco aveva infatti scritto: “La Polonia era, è e sarà dalla parte di Israele nella sua lotta contro il terrorismo islamico, ma mai dalla parte di quei politici le cui azioni portano alla fame e alla morte di madri e bambini. Questo deve essere ovvio per le nazioni che hanno attraversato insieme l’inferno della Seconda guerra mondiale”.
Dall’Italia solo parole e zero fatti
E l’Italia? Non pervenuta. Anche ieri il ministro degli esteri Antonio Tajani ha ribadito la sua posizione. Un’eventuale occupazione della Striscia “non mi sembra sia la risposta giusta”, ha detto, aggiungendo che Hamas “ha enormi responsabilità e sta cercando di alzare il prezzo, ma non credo che la risposta giusta sia quella di invadere Gaza. Rischiamo di avere altri morti. E questo è inaccettabile”. Parole che lasciano il tempo che trovano.
Ma Tajani ha ribadito anche la contrarietà del governo a riconoscere lo stato di Palestina: “Noi siamo favorevoli al riconoscimento dello Stato di Palestina, ma non esiste uno Stato palestinese, non è possibile”, ha detto.
“La Palestina non esiste! Non è un’affermazione del ministro dell’estrema destra israeliana Ben-Gvir, ma del ministro degli Esteri italiano Tajani”, attacca l’Avs Angelo Bonelli, “È sconcertante che un rappresentante del governo italiano arrivi a negare l’esistenza stessa della Palestina, proprio mentre si sta consumando uno sterminio: la Cisgiordania è occupata, Netanyahu ha deciso di occupare tutta Gaza per costruire la grande Israele per cancellare il popolo palestinese”. “Parole come quelle di TajaniI non solo offendono la verità storica e giuridica, ma confermano la pavidità mista a complicità del governo Meloni con la strategia criminale di Netanyahu”, conclude.
M5s: “Governo italiano sottomesso a Tel Aviv”
Sulla stessa linea M5s: “Per Tajani la Palestina non esiste come non esiste per Netanyahu”, scrivono Francesco Silvestri e Bruno Marton, “Proprio perché Israele sta cercando di cancellare definitivamente gli elementi costitutivi dello Stato palestinese, oggi l’atto di riconoscere la Palestina come soggetto di diritto internazionale e protetto dal diritto internazionale assiemerebbe un valore giuridico di portata enorme come freno alla condotta criminale di Israele, altro che finzione giuridica. Israele e gli Stati Uniti lo sanno bene e per questo perdono le staffe con chi solo osa annunciare il riconoscimento. Vorrebbero che tutti fossero obbedienti e sottomessi come l’Italia di Meloni, Tajani e Salvini, che si riempiono la bocca di sovranità e sovranismo ma agiscono come se governatori di una provincia americana o di una colonia israeliana”.