Il caso Almasri agita le destre: nuovo scontro con le toghe

Nuovo scontro tra Nordio e le toghe sul caso Almasri. Arriva anche la richiesta di autorizzazione a procedere per lui, Piantedosi e Mantovano.

Il caso Almasri agita le destre: nuovo scontro con le toghe

È ancora scontro tra il governo e le toghe. Ancora una volta protagonista è il guardasigilli Carlo Nordio. “Sono sconcertato dalle parole di un presidente Anm considerato, sino ad ora, equilibrato. Non so come si permetta di citare la mia capo di gabinetto, il cui nome per quanto almeno mi risulta, non è citato negli atti. In caso contrario dovrei desumere che Parodi è a conoscenza di notizie riservate. Quanto all’aspetto politico, considero queste affermazioni, fatte da un autorevole rappresentante Anm, una impropria ed inaccettabile invasione di prerogative istituzionali”, ha detto il ministro della Giustizia in merito alle dichiarazioni del presidente dell’Anm Cesare Parodi, per il quale un eventuale processo sul caso Almasri per il capo di gabinetto del ministero Giusi Bartolozzi avrebbe inevitabili ricadute politiche.

La precisazione di Parodi

Parodi ha successivamente chiarito. “Il sottoscritto non ha mai citato né fatto riferimento alla dottoressa Bartolozzi, capo di gabinetto del ministro Nordio, rispetto al caso Almasri. Ho invece sviluppato un ragionamento generale che prescinde dall’inchiesta in corso. Ha assolutamente ragione il ministro a dire che in caso contrario sarebbe stata un’invasione di campo, approccio che non mi appartiene né culturalmente né caratterialmente”, ha affermato in una nota il presidente dell’Anm.

L’altro fronte aperto da Nordio è con la Procura di Roma

Ma non è il solo fronte aperto da Nordio. Il Tribunale dei ministri, com’è noto, lunedì ha archiviato la posizione della premier Giorgia Meloni sul caso Almasri. Per la vicenda del generale libico accusato di crimini di guerra, prima arrestato e poi rilasciato e rimpatriato dalle autorità italiane lo scorso gennaio, risultano ancora indagati per gli stessi reati il sottosegretario Alfredo Mantovano e il ministro degli Interni Matteo Piatendosi. Il Guardasigilli, oltre che per il favoreggiamento, è accusato anche di omissione di atti d’ufficio.

Il guardasigilli irritato perché ancora non aveva ancora ricevuto nulla

Nordio non ha commentato la decisione del Tribunale dei ministri che lo coinvolge: “Il presidente del Consiglio ha parlato per tutti”, ha detto in Transatlantico ai cronisti. Però poi ha attaccato la procura di Roma che non ha trasmesso gli atti: “La legge” insiste, “prevede la trasmissione immediata dagli atti. E invece io non ho ancora ricevuto nulla”.

“Sui recenti sviluppi del caso Almasri dobbiamo rilevare una situazione a dir poco inquietante. Nonostante la legge preveda che gli atti riguardanti la chiusura delle indagini siano trasmessi immediatamente dal procuratore al Parlamento, fino ad oggi non c’è traccia di questi anche se portano la data del primo agosto. Vien quindi da chiedersi, cosa manchi affinché il procuratore Lo Voi possa trasmettere la documentazione al Parlamento”, aveva rincarato la dose la deputata di Fratelli d’Italia, Carolina Varchi.

Ma gli atti vengono trasmessi in serata alla Camera: richiesta autorizzazione a procedere per ministri e Mantovano

Ma in serata è arrivata la notizia che alla Camera è pervenuta una nota con allegati da parte del Tribunale dei ministri. Negli atti inviati si chiede l’autorizzazione a procedere per Mantovano e i ministri Piantedosi e Nordio. Una scelta, quella di dividere i destini di premier, ministri e sottosegretario, che certo non è stata sollecitata da Palazzo Chigi, una delle osservazioni che filtra dal palazzo del governo.

Il Tribunale dei ministri non volle sentire Mantovano

Intanto si apprende che nei primi giorni dello scorso giugno l’avvocato Giulia Bongiorno chiese per iscritto al Tribunale dei ministri di ascoltare Mantovano. Ciò perché il sottosegretario aveva seguito ogni fase della vicenda e poteva, nella valutazione della legale, garantire un’informazione completa. La risposta dei giudici fu che non erano interessati ad ascoltare la versione di Mantovano bensì quella di Nordio e che ritenevano le due posizioni “non fungibili”. Lo scambio di comunicazioni, si apprende, si trova negli atti del procedimento del Tribunale dei ministri.