Due morti in due giorni per l’utilizzo del taser, è scontro. Avs: “Va bloccato”. La Lega: “Polemiche pretestuose”

Secondo decesso in meno di due giorni a seguito dell'utilizzo del taser. E si riaccende lo scontro politico sulla pistola elettrica

Due morti in due giorni per l’utilizzo del taser, è scontro. Avs: “Va bloccato”. La Lega: “Polemiche pretestuose”

Due decessi in meno di due giorni legati all’utilizzo taser. Dopo la morte di Gianpaolo Demartis, 57 anni, che ha perso la vita a Olbia sabato notte, dopo esser stato raggiunto da due scariche elettriche sparate da due carabinieri, domenica nell’entroterra genovese anche un 47enne è morto per arresto cardiaco a seguito dell’utilizzo della pistola elettrica. È accaduto a Sant’Olcese, frazione del primo entroterra di Genova.

Sparate almeno due scariche

Secondo le prime ricostruzioni, i militari erano intervenuti dopo la segnalazione di una rissa in corso. Alla richiesta dei documenti, l’uomo avrebbe dato in escandescenze e i carabinieri hanno utilizzato l’arma elettronica. Sarebbero stati più di due i colpi sparati, il secondo dei quali fatale per l’uomo. Sui fatti è stato aperto un fascicolo dalla procura di Genova.

Indagati i militari che usarono il taser a Olbia

Intanto sono stati iscritti nel registro degli indagati per omicidio colposo i due carabinieri intervenuti ad Olbia. Per il procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, si tratta di un atto dovuto dopo, l’apertura del fascicolo e la decisione di procedere con l’autopsia sul corpo della vittima, che è stata fissata per giovedì.

Zaratti (Avs): “Bisogna bloccarne l’utilizzo”

I due episodi hanno riaperto le polemiche sull’utilizzo del teser. “In poche ore ben due vittime colpite da un taser. Salvini, la Lega e compagnia possono anche strillare quanto vogliono, ma è evidente che esiste un problema con questo strumento che va intanto bloccato”, dichiara Filiberto Zaratti, capogruppo di AVS nella commissione Affari costituzionali della Camera, “Si dia seguito alla denuncia della Garante dei detenuti della Sardegna Irene Testa che giustamente parla di ‘strumento di tortura legalizzato’”.

Il riferimento è al post della garante sarda, Irene Testa, che sui social aveva scritto: “Ancora una morte con il taser. Non è la prima volta che accade. Prima di lui pochi mesi fa un ragazzo di 30 anni. Uso di scariche elettriche per contenere il disagio, provocando effetti fisici e psichici devastanti. A volte la morte. Si può ancora consentire l’uso di strumenti di tortura legalizzata?”.

La difesa a spada tratta della Lega

“Come Lega abbiamo fortemente voluto il taser, la sperimentazione è iniziata nel 2018 con Salvini Ministro. Difendo e continuerò a difendere il taser, come arma di difesa, di deterrenza, di desistenza e di sicurezza”, dice invece il sottosegretario al ministero dell’Interno Nicola Molteni.

“Chi dice che il taser è uno strumento di tortura dice il falso e le polemiche di queste ore sono ideologiche e pretestuose. Difenderò sempre le forze di polizia contro il tentativo di alcuni di criminalizzarne l’operato. Delegittimare i nostri agenti delle forze di polizia vuol dire delegittimare la sicurezza e la democrazia in Italia. Non lo permetteremo mai, come mai lasceremo soli i nostri operatori di sicurezza”, aggiunge Molteni.

Per il produttore non ci sono correlazioni tra utilizzo e decessi

Intanto il fornitore di taser alle forze dell’ordine italiane, la società Axon, in un comunicato ribadisce che “ad oggi non esistono evidenze scientifiche che dimostrino una correlazione diretta di causa-effetto tra l’utilizzo del Taser e il decesso dei soggetti colpiti”.

“I dispositivi Taser – continua Axon – sono progettati per ridurre i rischi sia per gli operatori delle forze dell’ordine sia per i cittadini, offrendo un’alternativa non letale all’uso delle armi da fuoco. Il funzionamento del Taser si basa su impulsi elettrici a basso amperaggio che inducono una temporanea incapacità neuromuscolare (NMI), con effetto che cessa immediatamente al termine del ciclo. Studi indipendenti – tra cui la ricerca della Wake Forest University School of Medicine – hanno dimostrato che nel 99,7% dei casi non si registrano danni permanenti, se non lesioni lievi causate prevalentemente da cadute”.