Israele non ha alcuna intenzione di raggiungere il cessate il fuoco con Hamas e di sottoscrivere la tregua di 60 giorni, già accettata da Hamas. Che il governo di Benjamin Netanyahu non intenda porre fine al massacro nella Striscia, lo dimostrano sia la mancata risposta ai mediatori qatarioti, sia il via libera dato ieri dal ministro della Difesa, Israel Katz, al piano di conquista di Gaza City, con il richiamo di circa 130 mila riservisti.
Ok al piano che cancella i due stati
Sia, infine l’approvazione definitiva del progetto di insediamento E1, che prevede la costruzione di 3.401 unità abitative tra Gerusalemme e l’insediamento di Ma’ale Adumim in Cisgiordania. Un piano che di fatto impedisce la realizzazione di uno stato unito di Palestina.
Come del resto ha sottolineato il ministro delle Finanze israeliano, il falco Bezalel Smotrich: “Lo Stato palestinese viene cancellato dal tavolo non con slogan, ma con i fatti”. “Ogni insediamento, ogni quartiere, ogni unità abitativa è un altro chiodo sulla bara di questa pericolosa idea”, ha aggiunto il leader di Sionismo religioso.
“La Cisgiordania sarà una vera e propria prigione”
Per l’Anp “la decisione israeliana trasforma la Cisgiordania in una vera e propria prigione”, poiché “trasforma ancora di più la divisione della Cisgiordania occupata in zone e cantoni isolati, disconnessi geograficamente e somiglianti a vere e proprie prigioni, dove gli spostamenti sono possibili solo attraverso posti di controllo dell’occupazione, nel mezzo del terrore delle milizie di coloni armati disseminate in tutta la Cisgiordania”.
Insorge la comunità internazionale
Una volontà distruttiva portata avanti nonostante le proteste della comunità internazionale (Italia esclusa, naturalmente). Per l’Unione Europea “il piano di insediamento E1 compromette ulteriormente la soluzione dei due Stati e costituisce una violazione del diritto internazionale”, tanto che “l’Ue esorta Israele a rinunciare a tale decisione, sottolineandone le profonde implicazioni e la necessità di valutare misure volte a salvaguardare la fattibilità della soluzione dei due Stati”.
Macron: “Sarà guerra permanente”
Per il presidente francese Emmanuel Macron, “l’offensiva che Israele prepara non può che condurre a un vero disastro” e a “una guerra permanente” nella regione, mentre il portavoce del governo tedesco Steffen Meyer ha espresso il “rifiuto” di Berlino all’escalation. La Germania trova “sempre più difficile capire come queste azioni porteranno alla liberazione di tutti gli ostaggi o a un cessate il fuoco”, ha sottolineato.
Anche il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha messo in guardia contro il piano, affermando che rischia di “peggiorare una situazione già catastrofica”. “La popolazione civile di Gaza vive in condizioni abominevoli. Con oltre l’80% della Striscia già interessato da ordini di evacuazione, è inimmaginabile che i civili possano essere costretti a trasferirsi in un’area ancora più piccola”, ha aggiunto l’organizzazione, avvertendo che l’operazione potrebbe mettere a rischio anche la vita degli ostaggi israeliani detenuti a Gaza, come sottolineato anche dal Forum dei familiari dei rapiti.
L’Egitto: “Non lo permetteremo”
Dal Cairo il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty ha ribadito l’opposizione allo sfollamento degli abitanti di Gaza dalla Striscia, sottolineando che rappresenta una “linea rossa” perché equivarrebbe alla “liquidazione della causa palestinese”. “Non lo accetteremo, non vi parteciperemo. E non permetteremo che accada”, ha dichiarato, affermando che “non c’e’ alcuna ragione morale, etica, legale o politica per lo sfollamento”.
Sulla stessa linea il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi, per il quale la guerra le azioni di Israele “stanno uccidendo ogni prospettiva” di pace in Medio Oriente.
Fratoianni contro il silenzio di Meloni
E contro l’immobilismo del governo Meloni (rimasto l’unico in Europa a non aver preso posizione contro il genocidio palestinese) si scaglia l’Avs Nicola Fratoianni: “Meloni e il suo governo continuano colpevolmente nella linea del silenzio e della complicità: non hanno il coraggio di riconoscere lo Stato di Palestina, non hanno il coraggio di imporre sanzioni e stop al commercio di armi con Israele”.
A San Giuliano Terme i funerali di Marah Abu Zhuri
E ieri a San Giuliano Terme (Pisa) si sono svolti i funerali di Marah Abu Zhuri, la giovane donna palestinese di 20 anni arrivata il 13 agosto all’ospedale di Santa Chiara di Pisa e morta il giorno successivo a seguito delle sue condizioni di “severo deperimento organico” riscontrate dai medici. Molti i confaloni dei comuni e le bandiere palestinesi presenti. Alla cerimonia ha partecipato anche il presidente della regione Toscana Eugenio Giani.