Tensione crescente nella penisola coreana. Pyongyang ha nuovamente alzato i toni contro le esercitazioni militari congiunte tra Corea del Sud e Stati Uniti, in corso in questi giorni sotto il nome di Ulchi Freedom Shield (UFS). Le manovre, che si avviano alla conclusione dopo oltre una settimana di attività, sono state definite dalla Corea del Nord come “la più solida espressione della volontà di invasione” da parte di Washington e Seul.
A guidare le accuse è stato Kim Yong Bok, vicecapo di Stato maggiore dell’esercito nordcoreano, che attraverso una dichiarazione diffusa dall’agenzia ufficiale KCNA ha parlato di “avventuristiche esercitazioni di guerra” organizzate dalla “più grande potenza nucleare del mondo” insieme a “oltre dieci Stati satelliti”.
Le accuse di Pyongyang
Secondo il funzionario militare, l’edizione 2025 delle manovre UFS conterrebbe un nuovo piano operativo finalizzato a “espandere l’attacco nel territorio nordcoreano” e persino a condurre “un’offensiva preventiva contro le strutture nucleari del Paese”. Una strategia che, sempre secondo Kim, rappresenterebbe “un nuovo record” nella storia delle provocazioni militari di Washington e Seul.
Le esercitazioni, avviate la scorsa settimana, hanno visto anche il dispiegamento di circa dieci caccia F-35 statunitensi in Corea del Sud. Un segnale interpretato da Pyongyang come ulteriore prova del carattere offensivo delle manovre, nonostante gli alleati abbiano più volte ribadito che si tratti di esercitazioni puramente difensive.
“È un fatto universalmente riconosciuto che una grande esercitazione di guerra contro uno Stato non possa mai essere definita difensiva, se condotta da una superpotenza nucleare e dai suoi alleati”, ha dichiarato Kim Yong Bok.
La minaccia: “Pagheranno un caro prezzo”
Il monito della Corea del Nord non lascia spazio a interpretazioni: “Stiamo osservando tutto con attenzione e siamo pronti a reagire a qualsiasi situazione. Se continueranno a insistere in queste prove militari, si troveranno certamente di fronte a una situazione spiacevole e pagheranno un caro prezzo”.
Una frase che segna un ulteriore irrigidimento delle relazioni tra le due Coree, già tese dopo mesi di scambi di accuse e provocazioni.
La posizione di Seul e Washington
Dal canto suo, Seul difende la necessità delle esercitazioni congiunte, considerate uno strumento fondamentale per la deterrenza e la sicurezza della penisola. Gli Stati Uniti, che mantengono circa 28.500 soldati in Corea del Sud, continuano a sottolineare come l’alleanza militare con Seul sia un pilastro strategico di stabilità nell’area indo-pacifica.
Tuttavia, ogni nuova edizione delle manovre militari scatena la prevedibile reazione di Pyongyang, che le considera una minaccia diretta al proprio regime.