Dazi boomerang di Trump, le aziende americane tagliano le assunzioni e avviano licenziamenti

L’occupazione negli Stati Uniti frena: ad agosto solo 22mila nuovi posti di lavoro. Le imprese denunciano i costi legati ai dazi

Dazi boomerang di Trump, le aziende americane tagliano le assunzioni e avviano licenziamenti

Le tensioni commerciali globali, figlie della strategia protezonistica promossa dal presidente americano Donald Trump, si stanno trasformando in un freno sempre più pesante per il mercato del lavoro americano. Secondo quanto riportato dal Financial Times, le industrie statunitensi più esposte ai dazi hanno ridotto drasticamente le assunzioni, in alcuni casi arrivando a licenziare personale. Una tendenza che ha rallentato la crescita occupazionale e messo in difficoltà settori chiave come manifattura, commercio all’ingrosso, vendita al dettaglio ed energia.

Il rapporto sull’occupazione di agosto, pubblicato la scorsa settimana, fotografa con chiarezza la situazione: l’economia statunitense ha aggiunto appena 22.000 nuovi posti, uno dei dati più bassi degli ultimi anni. A trainare il calo sono stati proprio i comparti produttivi penalizzati dai dazi introdotti dal presidente Donald Trump.

La manifattura ha perso 12.000 posti in un solo mese, portando a 78.000 il saldo negativo dall’inizio del 2025. Un dato particolarmente allarmante se si considera il ruolo centrale del settore industriale nella crescita americana. Non va meglio al comparto minerario, che comprende anche petrolio e gas, sceso di 6.000 unità ad agosto. Ancora più pesante il bilancio del commercio all’ingrosso, dove l’occupazione è calata di 32.000 posti nello stesso periodo.

Dazi di Trump, le aziende americane tagliano le assunzioni e avviano licenziamenti

Dirigenti e analisti attribuiscono la frenata proprio ai dazi voluti dall’amministrazione Trump. Le tariffe, pensate per proteggere la produzione interna, hanno invece incrementato i costi di approvvigionamento e reso difficile per le imprese pianificare nuove espansioni. L’incertezza pesa sugli investimenti, rallenta i piani di crescita e si traduce in tagli al personale.

Il caso più emblematico è quello di John Deere, colosso dei macchinari agricoli. L’azienda ha stimato in 300 milioni di dollari i costi aggiuntivi legati ai dazi nel solo 2025, una cifra che, secondo le previsioni, raddoppierà entro fine anno. Di fronte a un utile netto del terzo trimestre in calo del 26% rispetto allo stesso periodo del 2024, il gruppo ha annunciato il licenziamento di 238 dipendenti in diversi stabilimenti tra Illinois e Iowa.