Israele sta radendo al suolo Gaza City. Colpito pure un ospedale pediatrico

Il ministro Katz annuncia che l’offensiva israeliana è solo all’inizio. The Economist rivela: la guerra contro Hamas potrebbe durare anni.

Israele sta radendo al suolo Gaza City. Colpito pure un ospedale pediatrico

“Se Hamas non libererà gli ostaggi e non si disarmerà, la Striscia di Gaza sarà distrutta”. A due giorni dall’inizio dell’offensiva terrestre sulla prima città della Palestina, il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, continua a usare toni forti che allontanano le prospettive di pace e fanno presagire come l’intera operazione – che ha causato almeno 100 morti nelle ultime 24 ore – sia soltanto agli inizi.

“La grande forza usata per questo attacco serve a sconfiggere direttamente Hamas”, creando al contempo “una leva più ampia per il rilascio degli ostaggi”, ha aggiunto il ministro, per poi spiegare che il governo di Benjamin Netanyahu vuole “prendere il controllo di Gaza City” perché “è il principale simbolo di governo di Hamas” e perché, a suo dire, “se Gaza cade, loro cadranno”.

Che non si tratti di un’offensiva rapida, malgrado le richieste degli Stati Uniti – che hanno dato il loro assenso all’operazione chiedendo però che si concluda in un breve lasso di tempo – lo hanno già capito in molti. A confermarlo è il recente scoop di The Economist, che riporta le dichiarazioni del capo di Stato maggiore delle Forze di difesa israeliane (Idf), generale Eyal Zamir, il quale avrebbe “ripetutamente detto al gabinetto di guerra che sferrare un colpo decisivo contro Hamas potrebbe richiedere anni, ammesso che sia possibile”.

Un intervento che, di fatto, sconfessa anche le parole del ministro Katz, perché per Zamir “l’attacco a Gaza City mette e metterà in pericolo” la vita degli ostaggi ancora detenuti da Hamas, 20 dei quali si ritiene siano ancora vivi. Proprio per arrivare alla loro liberazione, il generale si sarebbe detto “favorevole a un cessate il fuoco”, trovando però la netta opposizione di Netanyahu & Co.

Da Israele nessun ripensamento

Malgrado le proteste della comunità internazionale, complice il silenzio-assenso di Donald Trump, al momento nulla sembra in grado di fermare la crociata di Netanyahu. Anzi, con il passare delle ore il primo ministro israeliano appare sempre più deciso ad arrivare fino in fondo, tanto da aver giustificato il raid sul Qatar come necessario, in quanto il Paese arabo “finanzia Hamas”, e criticando chi – dall’Onu all’Ue, passando per i Paesi di mezzo mondo – si azzarda a protestare per la guerra nella Striscia di Gaza.

Secondo Netanyahu, infatti, chi “biasima Israele per le proprie azioni è un ipocrita”, aggiungendo che “gli Stati Uniti hanno bombardato l’Afghanistan perché lì si trovava Al-Qaeda. Poi il Pakistan perché lì si trovava Bin Laden” e “nessuno ha detto: ‘Mio Dio, è successa una cosa terribile con l’America che ha violato la sovranità dell’Afghanistan o del Pakistan’”. Come se non bastasse, ha poi avvertito di “non dare rifugio ai terroristi”, così da evitare “azioni sul vostro territorio”, in quanto “è nostro diritto colpire i terroristi che attaccano da altri Stati”.

Un intervento shock che Bibi ha concluso parlando di economia e boicottaggi internazionali, spiegando di “non negare i tentativi di limitarci economicamente, ma il mondo vuole i prodotti che Israele produce. (…) In tutti i campi Israele è un fattore trainante e l’economia di mercato funzionerà qui come ha funzionato finora”, aggiungendo che Tel Aviv ora farà di tutto per rendersi sempre più indipendente nella produzione di armamenti.

Colpito pure un ospedale pediatrico a Gaza

Intanto nella Striscia continuano i bombardamenti e i colpi di artiglieria che, nelle ultime 24 ore, secondo l’Idf, hanno permesso di colpire e distruggere “150 siti dei terroristi di Hamas”. Raid che, secondo Al Jazeera, hanno interessato anche l’ospedale pediatrico al-Rantisi di Gaza City, colpito almeno tre volte: fortunatamente senza causare vittime, ma costringendo il personale medico a portare in salvo decine di pazienti.

Ad aggravare una situazione già disperata si aggiunge la questione degli aiuti umanitari e del carburante, che ormai arrivano con il contagocce. Secondo il ministero della Sanità della Striscia di Gaza, Israele starebbe “ostacolando deliberatamente i tentativi dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di portare carburante negli ospedali”, necessario per far funzionare i generatori. Di fatto, questo starebbe causando “un blocco totale dei servizi sanitari”. Accuse che Israele ha respinto al mittente, parlando apertamente di fake news, e affermando che soltanto ieri sono entrati 270 camion di aiuti umanitari e carburante. Una cifra che può sembrare grande, ma che resta ben al di sotto dei 500 camion che quotidianamente entravano nella Striscia prima dello scoppio della guerra.