Urbanistica, per il Riesame nessuna prova di corruzione a carico di Catella. E “non conosceva la normativa sul conflitto di interessi”, dicono i giudici

Ignorava la normativa sul conflitto di interessi. E' una delle motivazioni che ha spinto il Riesame a liberare l'immobiliarista Catella dai domiciliari ad agosto scorso

Urbanistica, per il Riesame nessuna prova di corruzione a carico di Catella. E “non conosceva la normativa sul conflitto di interessi”, dicono i giudici

L’immobiliarista Manfredi Catella “non risulta avesse conoscenza”, e neanche “avrebbe potuto/dovuto avere contezza” della “articolata normativa” che “regola e disciplina i casi di conflitto di interessi in capo ai Pubblici ufficiali”. È quanto si legge in uno dei passaggi delle motivazioni con le quali il Tribunale del Riesame ad agosto scorso ha ordinato la scarcerazione “per assenza di gravità indiziaria” del numero uno di Coima, finito ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta urbanistica.

Catella ignorava la normativa

Secondo il Riesame, le “disposizioni della normativa devono essere poi declinate nell’ambito operativo in cui i principi così governati devono trovare applicazione. Si tratta, infatti, di disposizioni di principio e, come tali, necessariamente generiche che devono essere accompagnate da norme di dettaglio, rappresentate, nell’odierna vicenda, dal Regolamento Edilizio Comunale che prevedeva i casi nei quali i componenti della Commissione per il Paesaggio avrebbero dovuto astenersi e che è stato poi anche modificato nel giugno del 2023, cosi come la relativa modulistiche che i componenti la Commissione per il Paesaggio dovevano compilare al momento della loro nomina per fare emergere eventuali situazioni di conflitto di interessi”. Normativa di cui non risulta che Catella avesse conoscenza.

Niente corruzione, solo “troppa confidenza con gli interlocutori”

Per i giudici, poi, “le chat versate in atti con la trasmissione della documentazione in data 19.8.2025 (in verità per la gran parte già patrimonio del procedimento) non lasciano trasparire elementi sintomatici dell’esistenza di accordi corruttivi sottostanti, mettendo in evidenza al più contatti impropri, in ragione dell’eccessiva ‘confidenza’ tra gli interlocutori”.  Insomma, per i giudici, l’imprenditore aveva contatti troppo affettuosi con l’architetto Alessandro Scandurra, membro della commissione paesaggio del Comune (che approvava o bocciava i progetti di Catella), nonché fornitore di prestazioni professionali alla stessa Coima di Catella.

Contro l’ordinanza di scarcerazione la procura ha già annunciato ricorso in Cassazione. Per altri tre imputati nello stesso procedimento, tra i quali l’ex assessore alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi, invece, il Riesame aveva evidenziato pesanti indizi di corruzione.